Ho notato che l’autorevole sito Redshark, di cui abituale lettore, spesso presenta argomenti da me discussi in post due o tre anni prima, trovo lusinghiero di averli anticipati di così tanto tempo.
Oggi farò il contrario, ovvero utilizzo lo spunto di un loro articolo per rispondere ad una domanda che si riscontra spesso: serve veramente il Matte box?.
Cos’è e a cosa serve un Mattebox?
Il buon Roland Denning riporta un elenco di ragioni a cui mi rifaccio e aggiungo le mie considerazioni.
- Sembrare più fighi
- Proteggere dalla luce laterale le lenti ed evitare i flare non voluti
- Montare filtri.
e io aggiungerei
- Disciplinare l’operatore nel come preparare la camera
- Studiare la luce prima di premere rec
Sembrare più fighi (quando le dimensioni contano).
Per qualche ragione (psicologica) ci sono degli elementi che creano associazioni mentali nella mente delle persone, il Mattebox è uno di questi elementi, Mattebox uguale cinema, professionalità.
Quindi una qualunque camera col Mattebox diventa professionale all’occhio del meno esperto, o del cliente.
In molti ambiti la rivoluzione digitale è stata uno svantaggio, perchè i clienti abituati a associare dimensioni della camera alla professionalità dell’operatore (dimensione maggiore = investimento economico = qualità di ripresa) si trovano scontenti nel vedere macchine sempre più compatte.
Un noto brand a metà degli anni 2000 aveva una serie di camere dedicate ai matrimonialisti e chi faceva filmati aziendali e industriali, ovvero le stesse identiche elettroniche, ottiche, controlli e sensori delle camere più compatte, ma professionali in un “vestito” più engine broadcast per chi aveva bisogno di mostrare ai clienti la dimensione della loro “professionalità”.
A metà degli anni 2010 si era rovesciata la tendenza, ci si poteva presentare con delle telecamere di buon livello, cineprese, ma se non avevi la VDSLR di tendenza … sembrava che avessi un giocattolo per le mani… il mondo è dell’apparenza, non della sostanza, nella maggior parte dei casi.