Tutto è possibile

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Perchè si mettono le Camere Blackmagic sotto accusa?

Purtroppo il web tende a essere sempre provocatorio, accusatorio, e sembra sempre che il mondo sia pieno di difetti. Il fatto più divertente è che le persone che non posseggono un prodotto tendono ad accusare di più il prodotto in questione, accade con i telefoni tra Ios e Android, tra i brand fotografici, e video.

Mi chiedo come mai spesso si accusino le batterie delle camere Blackmagic di scarsa durata, che sono camere inutilizzabili, che è impossibile lavorare o girare video in quel modo… poco più di 40 minuti e se attacchiamo anche un disco esterno poco più di 30 minuti… che roba… davvero inutilizzabili…
Per avere un display fullHD sempre attivo, un sensore che cattura in raw 13 stop di gamma dinamica e magari alimenta anche un ssd esterno e altro…

inconcepibile direbbe il geniale Vizzini

Ehm…

Tutto questo in un mondo dove tutte le altre camere riprendono per ore con la stessa batteria, vero?
Oh, no?

  • Quanto dura la batteria di una Osmo Mobile ?
    35 minuti (Specifiche Sito Dji)
  • Quanto dura la batteria della Osmo Action?
    Fino a 34minuti (Specifiche sito Dji).
  • Quanto dura la batteria di una GoPro senza usare wifi?
    fino a 60 minuti (Specifiche sito GoPro)
  • Quanto dura la batteria media di una macchina fotografica che fa video alla massima qualità?
    65-70 minuti a seconda dell'uso della camera, dell'autofocus, della stabilizzazione etc (Sui siti ufficiali si trovano solo il numero di scatti e non la durata in video... sono macchine fotografiche).
  • Quanto dura la batteria della gh5 registrando in 4k intraframe?
    64minuti (75 se si usano le patona green).
  • Quanto dura la batteria della Dji Osmo Pocket?
    fino a 140minuti (Secondo specifiche sito registrando in Fhd), forse una delle poche macchine ottimizzate consumo, dimensione batteria, prestazioni su camera e gimbal.

E’ curioso che nessuno si faccia mai una domanda, ad esempio come è possibile che le altre camere non dovendo alimentare mastodontici display come quello della pocket4k/6k, non dovendo registrare così grandi moli di dati, non dovendo alimentare un disco esterno, durino quanto o meno la pocket stessa…

 


FPN questo mostro conosciuto o forse no…

Nel mondo del video making low level ci sono diversi mostri in agguato, pronti a colpire e rovinare i video con subdoli difetti, che si vedranno solo durante l’editing, ma che diventano un tarlo che rode nel cervello dei videomaker fino a diventare un problema gigantesco, uno di questi è FPN Fixed Patter Noise, una serie di difetti che appaiono sulle immagini quando meno il videomakers se lo aspetta sfregiandole senza motivo….

o forse no…

Tecnicamente nessuna camera offre una immagine pulita, nessun sensore è perfetto, ma il segnale catturato spesso viene elaborato prima di essere in qualche modo registrato, quindi si tratta di capire cosa e quando accade che il segnale sia “sporco” in qualche modo.

Nessuna camera è esente da difetti, purtroppo esiste un assioma per cui l’aspettativa dell’utente è inversamente proporzionale al prezzo della camera, meno costano le camere più le persone pretendono come risultati.

Se avessero modo di vedere il segnale grezzo uscente da una cinepresa da 100k euro sarebbero ancora più delusi, ma quello che vedono è il risultato finale, correttamente esposto, ben processato, correttamente scalato, gradato e ben compresso per la distribuzione nei vari media.

Ogni sensore a seconda delle situazioni soffre di diversi problemi di gestione del segnale, il cmos soffre di smear orizzontale di fronte ad una scarsa informazione di base, immagini con basso contrasto (scarsa sollecitazione luminosa), e questo si può riscontrare su una red Helium 8k, come su una canon da 400 euro.

Quando si cattura una immagine l’energia luminosa convogliata dalla lente e catturata dal sensore viene trasformata in impulsi elettrici e a seconda della quantità e del tipo di informazioni possono generare informazioni più o meno dettagliate, che conterranno più o meno rumore, e a seconda del tipo di cattura, dell’elaborazione del segnale si potranno ottenere immagini più o meno pulite da suddetto rumore.

Red FPN

Molto spesso si pensa che una camera costosa sia migliore per mille ragioni, a partire dal prezzo… a lato vediamo un esempio di una red che presenta FPN, sia perchè sottoesposta, sia perchè non è stata correttamente calibrata. Alcune cineprese come Red hanno una calibrazione interna chiamata Black shading che va fatto ogni volta che si cambia in modo notevole la temperatura di esercizio, altrimenti il rischio è quello di riscontrare diversi tipi di problemi nell’esposizione, tra cui questo difetto.

 

Canon FPN

Comunque alla faccia di chi dice che oggi se non hai la camera X hai difetti rumore e mille altre robe, ho aggiunto qui sotto un esempio di shooting a lume di candela, senza grading, senza denoise (durante il mastering parte del noise viene eliminato dalla compressione e dalla scalatura in basso verso il 4k, quindi spesso è meglio evitare il denoise di un filmato), e nonostante sia stato solo fatto il bianco per bilanciarlo alla dinamica del tungsteno, l’immagine non presenta FPN, noise in eccesso o altri problemi…

Low light experiment with Candles and Gh5 from Carlo Macchiavello on Vimeo.

Ma naturalmente le persone direbbero che di luce ce n’è fin troppa, perchè ci sono tante candele.
Ho testato i limiti di una camera dichiarata NO LOW LIGHT l’Ursa mini Pro G1, usando esclusivamente un telefono e un tablet come elementi di illuminazione a 800 iso 35mm diaframma a 2.
Come potete vedere nel video di delivery finale, senza pump up delle ombre, senza postproduzioni strane o denoise, l’immagine è pulita e semplice senza difetti, che sono realmente presenti sul sensore, se si sotto espone fortemente. Consideriamo inoltre che riprendere in 4.6k ovvero 4508 pixel per un delivery a 4096 (4k dci) o 3840 (UHD) offre i vantaggi di poter avere nel downscaling il miglioramento e l’ottimizzazione dell’immagine finale, quindi fare i pixel peeper del singolo pixel al 100% su un formato maggiore del delivery è tempo perso.

Molto spesso si associano i difetti a una camera piuttosto che un’altra, mentre in realtà non si dovrebbe pensare di camere quanto di sensori utilizzati male e/o sotto esposti in modo vigoroso, o mal processati dal  fpga della camera.

 

Scegliere una lente, il costo vale la candela?

Spesso ho scritto sulle lenti fotografiche, un argomento molto dibattuto tra fotografi o videmaker, si ammirano da lontano lenti costose, se ne usano di più economiche, resta il mito che le lenti siano uno dei segreti del cinema, della qualità e che se non si spende determinati budget non si hanno i livelli di qualità.

Da un lato esistono differenze reali, meccaniche, strutturali, operative delle lenti cinema verso le lenti fotografiche, per cui il motivo del loro costo è pienamente giustificato, dall’altra non sempre in altri ambiti le differenze sono così evidenti da giustificare differenze di prezzo molto ampie.

Mi sono divertito a fare qualche foto a mia nipote, e mentre le facevo ho cambiato diverse lenti 85mm, dalle più economiche a più costose, passando da una lente vintage che si trova nell’usato intorno ai 200 euro, ad una lente media meccanica, ad una serie L Canon da quasi 2000 euro.

Ognuna di esse esposte nella stessa situazione, massima apertura per metterle in difficoltà, con l’incarnato di una bimba di quasi 3 anni. Indovinate un po’ quale lente è per ogni foto ?

Le fotografie sono state sviluppate allo stesso modo, croppate al 100% da file raw, il risultato è piacevole e dettagliato in ognuna di esse. Dimostrazione che le diverse lenti se ben usate possono offrirci visivamente un ottimo servizio qualitativo.

Per la cronaca si parla di una lente vintage Nikon 85mm serie H, Samyang 85mm 1.5, Canon 85mm 1.4 Serie L IS USM. Nelle stesse condizioni offrono una resa talmente simile che difficilmente si possono distinguere, quindi… forse interscambiabili per molte situazioni.

Ovviamente ognuna di esse ha i suoi vantaggi e svantaggi, ma quello che vede lo spettatore saranno queste immagini, non la tecnica e tutto ciò che si fa dietro di esse.

Una lente cinema o di fascia superiore rispetto ad una lente vintange offrono :

  • No breathing, quando si cambia il fuoco l’ottica non respira, non cambia nulla, il che evita movimenti non voluti durante il cambio di fuoco nè aspira aria con la possibilità di introdurre aria e polvere nell’ottica.
  • Se la lente è uno zoom parafocale, si può cambiare la focale senza perdere il fuoco impostato, mentre per la maggior parte delle lenti zoom al cambio di focale si perde il fuoco.
  • Struttura e meccanica molto più robuste per reggere sollecitazioni fisiche molto intense.
  • Quasi tutte sono tropicalizzate per poter reggere senza problemi schizzi di liquidi e polvere senza danni.
  • Coating frontale e non solo pensato per evitare riflessi e degenerazioni colorate sulle alte luci (Purple fringing).

In conclusione, di fondi di bottiglia e plasticotti ce ne sono tanti, ma non sempre le differenze tra le diverse lenti sono così evidenti da giustificare dieci o trenta volte il loro prezzo, inoltre qui vedete le lenti che si sono espresse al loro meglio con un sensore senza pixelbinning o line skipping, ma se mettete delle lenti davanti a sensori fotografici, che saranno poi scalati in qualche modo, che comprimeranno in modo violento e percepibili il materiale catturato, molte lenti moderne saranno non solo superflue, ma deteriorate in modo così considerevole che rispetto alle lenti kit dette plasticotti, non saranno più nitide o più risolute.


Collegarsi saldamente al presente…. QBM una scelta comoda.

Chi segue il mio sito sa come sia appassionato di lenti Vintage, spesso si trascura il passato dove si possono trovare delle lenti molto interessanti e dalla qualità eccezionale per i problemi di adattamento con le baionette moderne. Alcuni marchi come Nikon hanno solo evoluto aggiungendo contatti e altre opzioni allo stesso tipo di baionetta creata dalla Nippon Kogaku degli anni 40, quindi tranne per i primissimi obiettivi che avevano una levella che scontrerebbe contro lo specchio delle macchine moderne (eliminabile con una operazione di bricolage di un paio di minuti) è possibile utilizzare le lenti del passato sui corpi moderni. Altri marchi come Canon, Minolta, Pentax etc hanno fatto modifiche alle baionette, spesso cambiando il tiraggio (distanza sensore/pellicola/piano focale a proiezione della lente) per cui diventa complesso se non impossibile convertire le lenti per le baionette moderne; in alcuni casi diventa molto costosa l’operazione e quindi se la lente non ha un valore storico, qualitativo, affettivo, non ha senso eseguire tale operazione.

Come ho spiegato nell’articolo introduttivo all’adattamento delle lenti, alcuni tipi di baionetta sono adattabili aggiungendo un anello tra la vecchia baionetta e la nuova, ma questa operazione, per quanto si operi o con anelli economici di produzione cinese o si preferiscano anelli di qualità, avviene sempre una sorta di gioco tra le due baionette che spesso inficia la qualità, pochi centesimi di mm e il fuoco si sposta, o se la tornitura non è perfetta un lato può essere meno nitido di un altro; anche quando non si ha gioco, durante la rotazione per la messa a fuoco la presenza dell’anello aggiunge una sorta di frizione aggiuntiva nel movimento, e col tempo il gioco tra i due elementi si crea proprio perchè si sforza sulla rotazione un elemento agganciato. La soluzione migliore è sempre la sostituzione della baionetta perchè crea un corpo unico con la lente, avvitato con il corpo principale e quindi durevole nel tempo, maggior precisione, zero gioco alla torsione, e spesso con cifre più che oneste. A seconda dei mount esistono più o meno baionette adattatrici, ci sono quelle di produzione semplice, come quelle sviluppate da Leitax.com che colmano il gap dei diversi tiraggi e sono di ottima qualità, oppure quelle sviluppate su misura per i singoli obiettivi come quelle di EdMika che disassembla e rende utilizzabili anche lenti CanonFD e Minolta che non sarebbero utilizzabili come tiraggio sulle camere moderne, creando kit su misura per le singole lenti.

Nel mondo delle lenti di produzione tedesca, di cui molti conoscono le mitiche Zeiss, esiste un altro marchio storico, VoigtLander, fondata nel 1756 a Vienna e deputata alla progettazione prima di lenti per binocoli e poi dal 1849 per fotografia di alto livello, alla fine degli anni 50 venne acquistata da Zeiss, cambiando il nome in Zeiss Ikon Voigtlander, poi venduta nel 73 a Rolley, questo particolare storico è il lato che ci interessa, perchè grazie a questo “gemellaggio” furono prodotte una serie di ottiche molto interessanti in quel periodo su schema ottico Zeiss e con elementi prodotti e/o assemblati in Germania da Voigtlander e in Giappone da Mamiya, molte di queste con il mount Rolley chiamato QBM, un mount molto semplice ed economico da sostituire, rendendo moderne come utilizzo lenti di quasi 50anni fà.

In questa semplice descrizione mostro come sia facile sostituire il mount Rolley e inserire un Mount Eos EF per utilizzarlo su camere come Blackmagic Design il mount EF.
In questo caso andiamo a lavorare su un Ultron 55mm 1.4 AR, serie creata su schema e formula Zeiss, la stessa del Planar 55mm 1.4.

In 5 passi si passa da una lente inutilizzabile su Reflex moderne a una lente saldamente attaccata ad un Mount Moderno EF.

1) svitare facendo attenzione le 3 viti posteriori, non sforzare, e usare un cacciavite a misura corretta per non graffiare le viti, ma importante per non rischiare di scivolare sulla lente.
Nel caso non si svitassero per colpa dell’età un trucco è quello di prendere un cotton fiock, bagnarlo con acetone industriale e appoggiarlo gentilmente sulla vite che non si svita per un paio di secondi, l’acetone industriale scioglie l’eventuale sedimento o colla usata da alcune aziende nel fissaggio delle viti. Se sentite ancora una forte resistenza, si può provare a girare la vite in senso orario di poco e poi antiorario per svitare, spesso le viti bloccate è più facile forzare prima nel senso di avvitamento e poi svitare.
2) prima di estrarre la baionetta, utiizzare una punta o altro elemento per bloccare il perno di autoapertura del diaframma, perchè se esce con la baionetta poi diventa complesso gestire il rimontaggio. In questo caso era già stato bloccato dal precedente proprietario, quindi non è stato difficile estrarre la baionetta e lasciare l’elemento al suo posto.
3) allineare la nuova baionetta al posto della vecchia curando che coincidano le viti, ma soprattutto che la parte di blocco dell’elemento sia allineata alla presenza del perno.
4) inserire leggermente le viti avvitandole con le dita, per verificare che tutto sia allineato perfettamente, evitando in questa fase sforzi o altro che possano minare la sede della filettatura.

5) Concludere stringendo le tre viti nella sede, in modo da legare saldamente la nuova baionetta con il corpo lente.

Il gioco è fatto…

A questo punto abbiamo una splendida lente, che concorre in qualità con il Planar Zeiss 55mm 1.4 degli anni 70, ma ad una frazione del suo prezzo, e rispetto a molti modelli con anche una nitidezza laterale a tutta apertura superiore al Planar stesso.


Dal passato con furore…

Chiunque mi conosca sa che ho una certa passione per le lenti vintage.

Acquistare una lente vintage significa rinunciare nella maggior parte dei casi agli automatismi, il che non è un male, se per usarle non si ha fretta o non le si vuol usare per fotografia o ripresa sportiva. Per quanto mi riguarda le lenti vintage a me servono per fotografia e ripresa in condizioni più o meno controllate, e quindi non sono interessato agli automatismi, anzi spesso li disabilito per avere il controllo.

Perchè una lente vintage, vista la vasta gamma di lenti che le case fotografiche offrono oggi?

oggi vengono vendute lenti a 80-100 euro che non valgono neanche i fondi di bottiglia, ma poste su camere che le riconoscono, che correggono in camera i difetti, e contrastano, rendono nitide in post, per molte persone possono essere una buona base di partenza. In passato non esistevano prodotti di bassissimo livello, perchè la pellicola non perdonava certi difetti, e la camera non poteva rielaborare le immagini, quindi molte lenti partivano già da un buon punto di partenza a livello qualitativo.

Le lenti vintage a seconda di chi le vende e dove le si comprano possono essere un ottimo affare a livello di rapporto qualità prezzo delle lenti.
Il fatto che lavorando solo in manuale diventano inutili o poco comode per molte persone, il corpo in metallo pesante per altri, che preferiscono i “plasticotti” leggeri, spesso si trovano occasioni sui mercatini, nelle aste di usato e on line.

Naturalmente esistono anche nel vintage lenti poco attraenti come qualità, tutto sta nel sapere cosa si cerca e dove si mettono queste lenti. Se si punta su marchi noti come Leica e Zeiss si ha la certezza che qualunque lente sarà al minimo di ottima fattura, poi ci sono diversi marchi russi che usavano lo stesso schema e tipo di lenti di Zeiss, ma con prezzi più popolari, e li a seconda degli obiettivi si poteva avere dei piccoli gioiellini o dei prodotti di media fattura. Altri marchi come Nikon, a seconda della lente e del periodo, offrono interessanti prodotti.

Volendo posizionare queste lenti su sensori moderni, non dimentichiamo che devono essere lenti di qualità per essere in grado di risolvere abbastanza informazioni per fornire ai sensori moderne dettagli sufficienti per costruire delle belle immagini, quindi la scelta deve andare di conseguenza su lenti di un certo valore.

Cosa mi offre in più una lente vintage?

mi offre le sue imperfezioni, la sua unicità.
Una lente moderna è creata in totale automazione, per cui se prendo 10 50mm 1.2 di un certo marchio so che intercambiandoli avrò lo stesso identico risultato, mentre se prendo anche due lenti vintage, prodotte parzialmente da opera artigianale, avrò dei risultati differenti, anche di poco ma avrò un qualcosa di personalizzato. Si narra che lo stesso Kubrick, fanatico ed esperto di fotografia, avesse chiesto a Zeiss diverse lenti dello stesso tipo, per scegliere e comprare quella che preferiva per ogni focale, così che fosse la sua lente, la sua scelta visiva.

Quale scegliere?

quelle che ci piacciono di più… io mi sono innamorato del look delle Nippon Kogaku, una serie prodotta dalla Nikon, prima che prendesse il marchio Nikon tra gli anni 50 e 60, lenti particolari, prodotte tutte in metallo pesante, grandi lenti limpide che offrono una luce pulita e morbida, pur lasciando molto dettaglio al loro interno.

Totalmente meccaniche si possono adattare all’attacco canon in modo facile e rapido con un anello, oppure se si vuol fare un lavoro fatto bene, l’azienda di barcellona chiamata Leitax crea baionette da sostituire alle originali, così avremo un saldo e robusto attacco nativo per canon.
Una alternativa disponibile per le conversioni delle sole lenti Canon FD è l’americano EDMIKA, che ora ha aperto un centro di conversione anche in Europa.

Il particolare coating di queste lenti non protegge troppo dai flare se riprendo direttamente la luce o in controluce, creando aloni attorno agli oggetti in controluce e particolari riflessi che trovo più interessanti e meno asettici delle lenti moderne, che nel tentativo di rendere perfette le immagini si adoperano per togliere il più possibile di questi difetti, che però danno un certo sapore alle immagini.
Mi fa sorridere l’idea di come si scelgano lenti moderne per evitare flare e aloni, e poi ci si adoperi in vari modi per aggiungerli in postproduzione, sia perchè lo trovo uno spreco di tempo, sia perchè alla fine dato che tutti quelli che li aggiungono in post, essendo dei preset, saranno tutti più o meno uguali, mentre con le lenti vintage quel tipo di comportamento è reale e quindi sarà differente ogni volta che si farà una ripresa.

Le foto che vedete qui sopra sono fotogrammi raw catturati con un sensore s35 4k, praticamente come una fotocamera 8,9 megapixel 12bit raw, che alternano un semplice 35mm 2.0 ad un piccolo gioiello, l’85mm serie H 1.8 della Nippon Kogaku, una lente per la quale l’ingegnere ottico prese la massima onorificenza dall’imperatore del giappone per il lavoro svolto nella qualità ottica e costruttiva; quante lenti oggigiorno possono vantare un simile background?

Un altro marchio che mi ha offerto tante soddisfazioni sono le lenti della serie Minolta rokkor MD, ho un 50mm 1.4 che usato con mirrorless mi ha offerto tante soddisfazioni sia come luce che nitidezza, di fronte ad una lente comprata usata per meno di 90 euro.

Un altro marchio molto interessante è Voigtlander, che produceva e produce lenti di altissimo livello, in vari mount, tra cui un mount molto interessante che è il Rolley QBM, il fattore interessante di questo mount è che è molto semplice ed economico adattarlo all’attacco EF canon, basta acquistare una economica baionetta, svitare le tre viti posteriori della lente, togliere il vecchio mount e mettere il nuovo, riavvitare e a questo punto la lente è pronta per essere saldamente unita con moderne camere.

Posseggo uno splendido voigtlander Ultron 55mm 1.4 AR che offre una luce e una definizione spettacolare anche sui moderni sensori, sia al centro che lateralmente anche a tutta apertura. Questi sono fotogrammi estratti da test eseguiti con la lente modificata e montata su una Blackmagic Production Camera 4k, pur vedendo solo dei jpeg è possibile comprendere la qualità offerta da una lente che ha più di 40 anni.

Naturalmente so che ci sono molte lenti Leica e Zeiss di qualità più alta di queste, ma parliamo di costi ben più alti che non avrei potuto affrontare, perchè anche se vintage, invece di perdere valore nel tempo, quelle lenti si sono accresciute di valore.

L’uso delle vintage è una moda o una reale necessità?

personalmente posso dire che ho una doppia ragione, da un lato parlo di un lato economico, perchè posso acquistare lenti vintage di una qualità che non potrei affrontare nelle controparti Zeiss moderne; da un altro lato il mio gusto visivo trova più soddisfazione nell’usare questo tipo di lenti che le asettiche e ultra taglienti lenti moderne, che trovo spesso anche troppo contrastate (non parlo di dettaglio, ma di contrasto luce ombra) per i miei gusti.

Che poi sia di moda in vintage e si cerchi di riprodurre i difetti dei filmati amatoriali del passato, quello è un discorso diverso, ad esempio la moda lanciata dalla Lomo, e la moda della lomografia, macchine e lenti con difetti voluti per simulare le brutte foto o i brutti sviluppi del passato è un tipo di gusto visivo che nasce dalla noia della perfezione moderna, dove chi sa che può riprodurre mille volte lo stesso risultato cerca l’originalità nel finto difetto, o vero difetto. Il che, mi ripeto, lo trovo ironico e divertente in un mondo in cui ci sono persone che cercano la perfezione assoluta, il risultato perfetto e la definizione perfetta.

Leggendo una intervista al leggendario Roger Deakins, ho visto che anche lui, nel campo cinematografico ha una netta preferenza alle lenti prodotte più nel passato che in quelle moderne per un certo modo in cui catturano la luce, e decisamente lui non ha problemi nel scegliere di noleggiare una lente più moderna da una prodotta 20 o 30 anni fà per una cinepresa seria.


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