Negli ultimi 20 anni, si ho scritto venti, ma uso i computer da più di 34 anni, e sono meno vecchio di quanto pensiate, ho scambiato milioni di file, e più passa il tempo e più mi rendo conto che ci sia IGNORANZA COMPLETA su cosa vuol dire fornire i file originali.
Pur essendo un regista, ho sviluppato una buona competenza (in inglese “quite good knowledge” in americano “i’m a god”) nel montaggio e postproduzione video e cinema, dal postprocessing al digital compositing, color grading e 3d animation.
Il problema più grande quando si lavora con le altre persone è l’ignoranza e la superficialità con cui molte persone trattano i file, causando danni con compressioni inutili, e/o conversioni mal fatte che degradano i materiali.
Se non sapete cosa state facendo (90% delle persone) NON TOCCATE NULLA.
In questo post ho deciso di elencare tutte le regole/consigli per importare e/o scambiare i materiali tra progetti e/o programmi e ottenere i migliori risultati. Prima di fare questo sfatiamo qualche mito, perchè prima di metterci a lavorare sul tavolo è meglio pulirlo :
Mito 1 Il peso del file determina la qualità!
Vero, entro certi termini, nel senso che un file molto pesante teoricamente può contenere molte più informazioni, ma anche un file leggero, se ben codificato può contente molte informazioni, per cui il peso da una informazione relativa della qualità generale, ma non è l’elemento definitivo di giudizio.
Mito 2 Un file compresso è più leggero!
Non è vero, è più leggero solo come peso sulla card, ma a livello di calcolo e quindi di utilizzo è più pesante.
Quando si registra un file con una telecamera, videoreflex lo scopo medio di queste macchine è permettere di portare a casa file che abbiano un equilibrio tra peso e qualità, quindi i file hanno codifiche che ottimizzano il peso del file, usando un codec (ieri mpg2, oggi H264 e h265) che usando la codifica hardware (un chip sulla camera) registra le informazioni dei diversi frame in modo da occupare meno spazio, ma tale scelta comporta che non si registrino tutte le informazioni, usando algoritmi che ottimizzano le informazioni.
Nel momento in cui si apre questo file in un programma di montaggio o di post il file, evidentemente nato per rec e play, richiederà un maggior sforzo e quindi prestazioni dal computer per essere Editato, infatti spesso nel campo professionale i diversi programmi di NLE hanno i loro codec DI (Digital Intermediate) nei quali convertono i girati, in modo che tutte le informazioni siano accessibili in modo veloce e rapido. Avid ha DNxHD, Edius ha il suo GV, Adobe ha Cineform (di serie da cc2014), Finalcut il ProRes, tutti codec nati per essere usati nel montaggio, che hanno spazio colore ampio, velocità di accesso ai dati, ottimizzati anche per rendering a cascata con perdite ridotte.
Mito 3 Se converto perdo sempre qualcosa!
non è esatto, la conversione può far perdere la qualità solo se si converte verso il basso, ovvero in un formato più compresso, con meno spazio di codifica colore, o con un bitrate più svantaggioso.
Esistono dei codec di qualità verso i quali convertire può essere conveniente sia per lavorare i video che editarli semplicemente. Se si parte con un file a bassa qualità la conversione verso un formato più ricco non lo potrà migliorare (al max un upsampling del rosso per evitare degradi in post spinta), ma almeno eviterà perdite di qualità durante la manipolazione dello stesso file.
Mito 4 Tanto è digitale quindi è buono
l’idea che l’origine offra una garanzia di qualità è talmente banale, che non vedo perchè debba essere confutata…
quindi dato che acquisisco un vhs in 4k digitale avrò un file di ottima qualità, oppure se ho un prodotto in pellicola 70mm non è di ottima qualità perchè è un mezzo analogico di registrazione dei dati.
Mito 5 Se lo vedo bene in camera va bene per tutto
Dipende la camera come mostra le immagini… la prima accezione che si può fare è che la maggior parte delle camere non hanno monitor della stessa risoluzione di ripresa e/o di dimensioni corrette per giudicare la qualità del materiale girato. Inoltre molti scambiano la visione del materiale live con la registrazione, il fatto di vedere bene le immagini durante la ripresa non significa che il materiale sia registrato in quel modo. Ad esempio la mia vecchia HDV30 aveva un sensore FullHD, un monitor che era sotto la risoluzione SD, la registrazione in HDV 1440×1080, ma l’uscita da HDMI FullHD pulita che registrata esternamente offre una qualità che non sarà mai apprezzabile intermente dalla camera.
Spesso con chi fa questo discorso il rischio è anche un altro, che modifichi i parametri della camera in funzione del monitor, comprese quelle impostazioni come lo sharpness che non è giudicabile se non in zoom al 100% su monitor esterno e in grande, altrimenti si creano difetti e artefatti che non saranno eliminabili in post.
Mito 6 Ti ho dato un file FullHd è materiale buono
il fatto che il formato di salvataggio sia FullHD non significa che contenga una matrice vera di punti di 1920×1080, ma semplicemente che hanno riempito un file di quel formato con delle informazioni… lo scetticismo nasce dal fatto che negli ultimi 20 anni sono esistite tante macchine che salvavano diversi formati HD fullHD partendo da sensori che non contenevano abbastanza pixel per formare una matrice fullHD, comprese diverse cineprese digitali che usavano trucchi diversi dal Pixel shifting all’upsampling di alcuni canali fino a telecamere che mentivano direttamente sulle loro caratteristiche indicando direttamente i formati di uscita, ma non che avevano sensori molto piccoli, e parlo del numero di pixel e non della dimensione del sensore.
Negli anni sono state fatte camere che avevano sensori 960×540, ma traslando il canale del verde, spacciavano la risoluzione reale in uscita in 1920×1080; sensori fullHD che registravano in HDV 1440×1080 con pixel rettangolari, sensori 1280×720 che registrano file 1920×1080 con upsampling, e si nota dalla minor nitidezza salvando alla risoluzione massima (che dovrebbe offrire al contrario una maggior nitidezza).
Inoltre una camera che gira in FullHD e registra in FullHD potrebbe comunque offrire un pessimo file, se troppo compresso, se mal gestito nel campionamento colore, etc potrebbe rovinare il materiale catturato bene dal sensore.
Anche i cellulari catturano in FullHD e 4K, ma tra la compressione, e la mancanza di luce il risultato può essere di basso livello. Uso il condizionale perchè ho personalmente catturato da cellulari (di fascia alta) filmati di qualità buona e utilizzabili in diverse situazioni video. La differenza oltre alle condizioni di luce lo fanno l’app di cattura e i settaggi di ripresa.
Mito 7 Ti ho esportato i file originali
se li esportiamo non sono più i file originali…
esistono solo poche eccezionali combinazioni tra codec e NLE in grado di esportare i file originali facendo un taglia e incolla del flusso originale, tranne per i punti di transizione, ma solitamente chi dice di aver esportato i file originali non conosce i sistemi di direct to strem nei programmi di NLE quindi probabilmente avranno fatto danni.
Negli altri casi ogni tipo di esportazione avrà rielaborato i file originali, la maggior parte degli NLE non lavorano in uno spazio colore a 32bit, quindi le probabilità di alterazione dei filmati sarà del 99,99%.
Se anche così non fosse l’esportazione consta di un gigantico file senza stacchi complicato e scomodo da usare per la postproduzione, mentre esportare un file XML con collegati i file originali (tutti gli NLE hanno un sistema di collect, content managment, raggruppamento dei file utilizzati nel progetto).
Ogni scambio di materiale per la lavorazione video la soluzione migliore sarebbe che ci sia un Dit che segue e controlla la procedura, ma in assenza di esso, il miglior modo di evitare perdite di qualità è che si fornisca una copia del girato originale per evitare perdite legate ai diversi passaggi di materiale da parte di persone non addette ai lavori.
Insieme al materiale un file di edit in formato XML FinalCut che è apribile da ogni NLE e programma di Post serio. Una copia Lavoro del filmato per ricontrollare che il materiale esportato corrisponda al materiale creato.
Mito 8 Lavoriamo in interlacciato che è più fluido
no comment… chiunque faccia questo discorso ha un solo alibi, se lavora per filmati che andranno messi in onda, altrimenti la ripresa interlacciata e la ripresa progressiva offrono la stessa fluidità a parità di corrette impostazioni di ripresa di shutter.
Il vantaggio effettivo dell’interlacciatura è che separando la cattura dei campi, i due semiquadri sono sfasati e quindi come tali offrono la percezione di maggior sfuocatura di movimento rispetto alla ripresa classica.
Spesso chi fa la ripresa preferisce l’interlacciatura al progressivo perchè spesso il progressivo è catturato a shutter troppo alti e quindi come tali risultano stroboscopici, per cui la soluzione migliore è la scelta della corretta otturazione, ho dedicato un articolo relativo proprio a questo tipo di problematiche e come agire correttamente.