Carlo Macchiavello

Tutto è possibile

Ti esporto il file originale… magari in raw

In un mondo dove tutto viene definito “liquido” perché di moda, e non perché la musica, i video, i generi sessuali siano diventati dei fluidi semplici o newtoniani (questa battuta la possono capire in pochi, dovete essere geek o nerd like me, o amare TheBigBangTheory), ho pensato di scrivere due righe sulla superficialità moderna dei passaggi di dati.

Lo spunto di questo articolo nasce da una telefonata sfogo di un amico, che mi raccontava di come un cliente abbia pensato di scavalcarlo, usando una preview di WhatsApp facendola convertire in DCP per il cinema e asserendo che si vede bene, pur di risparmiare la spesa della conversione dal master non compresso… ora se il cliente non vede la differenza, mi spiace per il mio amico, ma sono contento che lo perda come cliente, perché non è in grado né di apprezzare il lavoro del mio amico, professionista da quasi un paio di decenni per il video, né comprende il valore di ciò che gli veniva offerto da questa persona (specialista nel colore e vincitore di un David di Donatello per la CC).

Per chi è del mestiere quello che ho scritto qui sopra fa venire i brividi, ma troppe persone, anche persone di un certo calibro, non sono in grado di percepire e distinguere la qualità, il lavoro che sta dietro a ciò che fruiscono, il concetto moderno è :”purché si veda” purché si senta”.

Un file video ha delle caratteristiche di risoluzione in pixel, di informazioni colore, numero di colori disponibili, uno spazio colore nel quale viene riprodotta l’immagine, un audio con caratteristiche specifiche di campionamento, dettaglio del suono, dinamica etc.

Ogni elaborazione può o non può conservare tali informazioni, se non trattate in modo adeguato ci sono dei decadimenti più o meno evidenti delle informazioni, ci sono perdite non apprezzabili dalla maggior parte delle persone, perdite relative a differenze di colore, di gamma dinamica, di sfumature sonore, mentre altri tipi di decadimenti sono più evidenti. La cosa impressionante è che nel tempo la sensibilità a determinati difetti è decaduta, in funzione dell’esposizione a immagini o musica di basso livello, mentre si è alzata la sensibilità a vecchi difetti dei nastri, che prima erano scontati e quindi ignorati dal cervello, mentre oggi sembrano difetti inaccettabili.

per alcune persone questa immagine da nastro con definizione scarsa con sfuocatura orizzontale è inaccettabile, ma sono abituati a vedere un altro tipo di immagini difettose da download illegale o streaming difettoso e non se ne lamentano. Tutto questo perchè il digitale terrestre, con la sua mancanza di una cache da 5cent comporta difetti, freeze frame e blocking assurdi, lo streaming e il download selvaggio hanno abituato le persone alla bassa qualità, quindi l’abitudine comporta una accettazione del livello qualitativo e l’incapacità di distinguere una buona immagine da una immagine di scarsa qualità.

Di recente sono usciti dei bellissimi Bluray4k da dare in pasto a splendidi televisori 4k, peccato che ad una veloce analisi su IMDB, il riferimento ufficiale del cinema, tutti questi film quando andava bene sono stati ripresi in 2,7k con Alexa, e masterizzati in 2K per il cinema, quindi dubito fortemente che abbiano rifatto i master, i compositing e i rendering 3d solo per dei bluray4k che nessuno sta comprando… e anche se avessero fatto un mastering per il 4k, la sorgente non lo era, ma tanto nessuno lo potrà notare… il perchè l’ho spiegato in un altro articolo, ma questo discorso per iniziare a riflettere su come tutto sia relativo.

Parliamo della musica? gli amanti del vinile e dell’audio assoluto… ma loro hanno idea di come siano stati creati quei vinili? se sono prodotti vintage ok, ma se sono prodotti moderni sono stati immessi in sistemi che hanno tagliato le frequenze registrando in digitale con un campionamento medio alto, tanto chi ascolterà questo materiale lo farà passare per amplificatori che rielaborano il segnale, riempiendo i buchi, oppure più banalmente la fonte sarà un mp3 scaricato da youtube, ascoltato poi con cuffiette su cellulare, e quindi…

Ironicamente è inaccettabile per molte persone sentire il fruscio di un vecchio nastro, ma va bene un file compresso in cui sono state massacrate le frequenze, in cui mancano completamente determinate parti del segnale, nel caso di strumenti musicali sembrano assenti certi strumenti perchè tagliati fuori dalla compressione.


the Best of Sharpness, l’acutezza, la nitidezza e tutto il resto… o forse no

Nippon Kogaku 35mm 2.0 su sensore 4k

Oggi con la fisima della nitidezza e della definizione inoculata dal marketing, se non abbiamo un telefono che riprende in 8k (per mostrarlo sul display magari neanche fullhd, compresso), se non facciamo riprese panoramiche da 12k (combo di Newyork girato con 3 red 8k), non abbiamo immagini definite.

Dall’altra parte abbiamo persone che fanno studi scientifici sulla capacità visiva dell’occhio e confrontando in modo diretto le immagini delle diverse camere dimostrano che a parità di pixel non è detto che abbiamo realmente immagini più definite, anzi in certi casi diventa il contrario, motivo per cui Arriflex con la sua Alexa, 2,7k e 3.4k in openGate spesso offre immagini più nitide di quelle catturate con cineprese digitali 8k.

Senza fare il pixel peeper, lasciando queste seghe mentali ad altre persone, visto che il mio obiettivo primario è la narrazione per immagini, vediamo di capire brevemente quali sono i fattori che permettono di esprimere al meglio la nitidezza e l’acutezza di una ripresa (indipendentemente da fattori umani).

fattore 1 : la lente

 

La lente può (condizionale) determinare la qualità dell’immagine perchè è il sistema con cui si cattura la luce, la focalizza e la proietta sul piano focale (pellicola o sensore). La qualità delle lenti oggi è abbastanza lineare, per cui la differenza può essere la luminosità della lente, ma usata nel modo corretto (vedi il fattore 2), una lente media offre una buona definizione senza dare grandi limitazioni sulla nitidezza, a patto che :

  • la lente sia pulita e non abbia elementi estranei sopra
  • che non ci sia luce laterale (non protetta da paraluce e mattebox) che abbatte il contrasto
  • che non ci siano filtri di bassa qualità che riducono la definizione iniziale della lente, spesso si usano filtri neutri di qualità non ottimale, che riducendo la luce la diffondono togliendo nitidezza all’immagine originale.
  • che sia correttamente calibrata per proiettare sul sensore l’immagine (alcune lenti soffrono di problemi di pre/back focus, ovvero l’immagine viene proiettata poco prima o poco dopo il piano focale, quindi per centesimi di mm di tolleranza l’immagine è più morbida perchè non allineata col piano focale
  • che la lente sia perfettamente allineata (in alcuni casi le lenti possono essere leggermente angolate rispetto al piano focale causando una perdita di definizione su uno dei lati in alto, o in basso, o a destra, o a sinistra.

In un precedente articolo avevo fatto una disanima tra diverse lenti, da lenti vintage a lenti medie, e una lente di fascia più alta senza riscontrare una differenza di nitidezza percepibile nell’uso comparato: stesso diaframma, stessa situazione, stesso sensore, stesso soggetto.

fattore 2 : il diaframma

Quando si gestisce la ripresa troppe persone dimenticano che le regole di fotografia valgono sempre, indipendentemente dalla qualità dell’attrezzatura. Molti oggi sanno che il diaframma gestisce la luce in ingresso definendo se farne entrare tanta o poca, e di conseguenza alterando anche la profondità di campo. Ho spiegato in modo più esteso in un altro articolo sull’esposizione questo discorso, ma in molti non sanno come cambiando il diaframma si possa entrare in un campo di alterazione della luce che genera la DIFFRAZIONE e come possa essere il limite della propria ripresa.

In breve cosa è la diffrazione?

Quando si chiude il diaframma di un valore maggiore di X il dettaglio di luce proiettato sul diaframma non si concentra ma si diffonde, per cui un punto chiaro su una superficie scura non è più nitido ma sfuocato. Tradotto in soldoni c’è troppa luce e chiudo il diaframma pensando di ridurla, ma man mano che chiudo il diaframma perdo nitidezza, quindi a diaframma 22 la stessa immagine sarà sfuocata rispetto a diaframma 11 come se avessimo applicato un filtro di diffusione o di blur.

Come si gestisce la diffrazione?

Dato che la diffrazione appare da un certo diaframma in poi si tratta di scoprire quale sia il diaframma limite della propria lente, in funzione del proprio sensore. Un semplice e comodo calcolatore di diffrazione lo potete trovare in questo interessante articolo sulle lenti e le loro caratteristiche.

Comunque per semplificare la vita a molti di noi, una semplice tabella per avere un riferimento, poi da lente a lente può esserci più tolleranza.
Risoluzione vs Dimensione

Risoluzione Sensore Sensore 4/3 Sensore s35 Sensore 24×36
FULL HD f/18 f/26 f/32
4k f/9.9 f/12 f/18
4.6k (UMP) f/11
5.7k (eva1) f/8.8
8k (Red Helium) f/9.4

Come si può notare non si parla di diaframmi particolarmente chiusi, se non alle basse risoluzioni, il che diventa particolarmente divertente notare come con l’aumentare della risoluzione si abbassa la possibilità di chiudere il diaframma, altrimenti si crea diffrazione, catturando una immagine progressivamente più sfuocata pur aumentando il numero di pixel catturati. Attenzione che per risoluzione si intende la risoluzione del sensore, non della cattura del filmato, perchè la dimensione dei fotodiodi o dell’elemento che cattura la luce influenza in modo diretto la nitidezza delle immagini.

Per questa ragione quando si lavora con le cineprese digitali il filtro neutro è un elemento fondamentale e indispensabile per preservare la nitidezza originale, e contrariamente a quello che credono molte persone, le dslr non sono così comode avendo un gran numero di pixel da cui ricavare un formato fhd, perchè se usiamo una fotocamera che registra in fhd ma il sensore è un 24mpx, quello è il limite da usare per scegliere il diaframma di ripresa e mantenere il massimo della nitidezza possibile, a questo proposito la mirrorless ottimale per il video è quella creata da sony nella serie A7s perchè pur usando un sensore fullframe ha una risoluzione di ripresa corrispondente all’output, ovvero 4k, e quindi meno sensibile alla diffrazione di una A7r che con 36 e 54 mpx tenderà ad avere il triplo e il quintuplo dei problemi.

fattore 3: il sensore

 

Il sensore, la sua tipologia, la sua risoluzione possono influenzare la nitidezza catturata, quindi ovviamente se il sensore è a misura della risoluzione di uscita il risultato sarà migliore. La maggior parte dei sensori sono strutturati da una matrice detta Bayer, nella quale si cattura un segnale monocromatico e poi filtrandolo si ricavano i colori, per cui abbiamo il verde che rappresenta la luminanza che possiede buona parte delle informazioni, mentre gli altri due colori sono ricavati ecatturati parzialmente, per cui si dice che comunque un sensore xK abbia una reale risoluzione di 2/3 dei K originali e poi venga fatto l’upsampling effettivo dei pixel. Il che tecnicamente è vero, ma non è un reale problema. Esistono sensori fatti come wafer dei tre sensori (uno per colore) che catturano separatamente le componenti colore RGB che spesso offrono immagini di ottima nitidezza. Esiste poi la scuola di pensiero del downsampling, ovvero catturiamo con un sensore di dimensioni maggiori, ad esempio 4.6k, 5,7k e poi da questo ricaviamo alla fine un segnale in 4k o 2k o fhd, in modo da sovracampionare le informazioni e avere una maggior precisione e dettaglio. La semplice prova di forza o applicazione muscolare degli X k non è fonte sicura di qualità o di dettaglio, inoltre con l’aumentare della risoluzione e non delle dimensioni del sensore incontriamo il problema della Diffrazione (come abbiamo visto prima), e il problema della sensibilità, perchè la stessa lente deve distribuire la stessa luce su un numero maggiore di fotorecettori, quindi ogni elemento riceve meno luce o con meno intensità.

A livello teorico maggior numero di pixel correttamente gestiti nella cattura può corrispondere ad un maggior numero di dettagli, a patto che utilizzi la risoluzione reale del sensore, cioè i pixel catturati siano esattamente la matrice del sensore.
Le eventuali elaborazione del segnale prima della registrazione (raw o sviluppata) possono inficiare la nitidezza del segnale. Esistono diversi tipi di amplificazione del segnale e durante quella fase (analogica o digitale) si può alterare la percezione di nitidezza.

fattore 4: la compressione

Una volta catturate le informazioni, queste devono essere in qualche modo registrate, e pur partendo da sensori con un’alta capacità di cattura di dettaglio, o d’informazioni (spesso 16bit lineari) poi la registrazione delle informazioni viene ridotta a 14-12bit raw o 10bit compressi con algoritmi varii che per ridurre il peso dei file andrà a alterare in modo più o meno significativo le nitidezza delle immagini. Ogni camera ha i suoi algoritmi di compressione, molti nelle cineprese si basano sul concetto della compressione wavelet, che sia raw o no, per impedire la formazione di blocchi di tipologia più “digitale” come la compressione mpeg che genera blocchi di dati a matrici quadrate, questo ottimo tipo di trasformata nel momento in cui si comprimono i dati tende man mano che si aumenta la compressione a rendere più morbido il filmato. Naturalmente quando si parla di morbidezza parliamo di finezze, non certo di avere immagini sfuocate. Molti Dop quando usano le camere Red scelgono di usare compressioni più o meno spinte in alternativa all’uso di alcuni filtri diffusori per rendere più piacevoli le immagini.

Quindi facendo una ripresa o una fotografia, non possiamo strizzare i dati in poco spazio e pretendere di avere il massimo delle informazioni, del dettaglio, della definizione. La scelta dei formati di compressione è molto importante e conoscere le differenze tra i diversi formati di compressione e le loro tecnologie applicate alle diverse camere è importante per poter gestire correttamente la qualità di partenza iniziale. Alcuni formati a compressione maggiore (h264/5) generano artefatti a blocchi, mentre le gestioni dei formati wavelet possono ridurre la nitidezza dell’immagine man mano che si aumenta la compressione, ma in modo molto leggero, tanto che molte compressioni wavelet vengono definite visually lossless

fattore 5: la lavorazione

Le lavorazioni dei file possono alterare la percezione della nitidezza se vengono create più generazioni dei file originali non utilizzando formati DI di qualità per lo scambio e l’esportazione dei materiali. L’applicazione di effetti o lavorazioni con sistemi non professionali può causare ricompressioni non volute, downscaling e downsampling colore che possono influenzare la nitidezza originale. Inoltre ci sono fasi molto delicate come il denoise che in certi casi può essere troppo forte o troppo aggressivo e come tale tende a mangiare non solo il rumore, ma anche il dettaglio fine.

fattore 6: il delivery

Un fattore poco conosciuto è la scalatura dinamica dei flussi video, soprattutto quando si guardano i film in streaming legale. Il file alla fonte ha una risoluzione e una compressione, ma durante la trasmissione se ci sono problemi di segnale, rallentamenti, problematiche varie il segnale viene istantaneamente scalato per impedire che il filmato vada a scatti o in qualche modo possa influire sulla visione generale, quindi da una scena all’altra potrebbero esserci delle variazioni consistenti della qualità e i sistemi di contrasto dinamico andrebbero ad amplificare ulteriormente i bassi dettagli. Se abbiamo un prodotto stabile e lineare come un bluray o un bluray 4k abbiamo la certezza che la qualità sarà sempre costante, mentre se usiamo una distribuzione differente delle perdite di qualità potrebbero essere causate dalla trasmissione variabile.

fattore 7: la fruizione

Un fattore che tanti sottovalutano, spesso causa del danno finale, sono i metodi di fruizione del materiale video. A partire dal dispositivo di visione, che spesso altera in modo più meno significativo l’immagine, vedi l’articolo sui televisori da telenovelas, al metodo di gestione delle informazioni. Quando vediamo una immagine non sappiano se il pannello è a misura per l’immagine che stiamo vedendo, il che può essere causa di alterazione di vario tipo, perchè dovrà essere scalata in realtime con diversi algoritmi più o meno efficienti nel mantenere il dettaglio o perderlo. Spesso abbiamo televisori 4k che mostrano materiale fhd (1/4 delle informazioni) o peggio sd (1/16 delle informazioni). Il danno però nasce dal fatto che tutti questi televisori applicano le funzioni di oversampling anche quando una immagine ha realmente la dimensione del pannello, quindi anche se apparentemente sembrano ancora più nitide, in realtà gli effetti dei vari algoritmi di sharpening tendono a creare nuovi “FINTI” dettagli che sovrascrivono e cancellano i dettagli originali.

Spesso ci sono tanti parametri attivati a nostra insaputa, o peggio abbiamo la difficoltà di disabilitarli, perchè solo in determinate combinazioni di visione sono modificabili. Ci sono prodotti di fascia alta che è possibile disabilitare le maschere di contrasto e i vari algoritmi di contrasto solo con i segnali in ingresso HDMI, non per i segnali interni o da stream internet interno… il che è può essere imbarazzante con i segnali 4k da Netflix che sono ottimi e non richiedono ulteriori process, anzi…

 


Il caldo il nostro nemico numero 1

Siamo all’inizio dell’estate e i telegiornali si riempono di consigli su come combattere il caldo e i problemi che causa al nostro corpo, ma spesso si sottovaluta l’azione del calore sulle varie apparecchiature che utilizziamo, faccio due chiacchiere sui problemi del caldo su cineprese, lenti, hard disk, computer etc…

Quando stiamo lavorando all’aperto è facile che siamo sotto il sole, o anche se siamo sotto una tenda per proteggere le attrezzature dal sole, la temperatura sarà alta, e il rischio che le attrezzature lavorino meno bene è alquanto alta. Cerchiamo di capire quali possono essere le problematiche che possiamo incontrare.

Molti video maker sottovalutano il surriscaldamento del sensore e gli effetti di tale situazione sulla qualità delle immagini.

Partiamo dal discorso più ovvio e banale, se la camera si surriscalda troppo tende a bloccarsi o spegnersi per evitare danni all’elettronica, come tale ci impedisce di lavorare o peggiorerà la qualità delle immagini. Più il sensore è sensibile come gamma dinamica e più la camera tenderà a generare calore, non a caso molto dslr fullframe si spengono dopo x minuti di utilizzo o bloccano la registrazione per evitare danni (e non solo per il limite burocratico dei 29 minuti 59 secondi altrimenti viene messa in categoria cinepresa). Diverse telecamere tendono ad avere problemi con il surriscaldamento generando artefatti nella compressione o banalmente più rumore video se si alza la sensibilità.

E’ noto che esistono delle modifiche per le fotocamere ad uso astronomico per raffreddare in modo sensibile il sensore e ridurre la quantità di rumore generata sia nelle lunghe esposizioni che nelle riprese ad alti iso. Esistono diversi studi per molte camere dove aumentando il sistema di raffreddamento il rumore originale tende a ridursi in modo molto sensibile, pur lavorando nella stessa identica condizione.

Una cinepresa digitale ha il suo sistema di raffreddamento e più si va in alto con la categoria (Arriflex e Red) hanno sistemi di stabilizzazione della temperatura del sensore per cui l’oscillazione possibile è di frazioni di un grado per offrire il meglio delle immagini. La prossima volta che faremo una ripresa con una qualunque camera (escluse le suddette fasce alte), potrebbe essere utile scoprire quale sia la sua miglior temperatura di utilizzo per capire meglio le diverse risposte di resa del dettaglio e cromatica.

Quindi quando si legge che una camera lavora da -20 a +45 gradi, questo non si significa che funzionerà al meglio, ma semplicemente che può funzionare in quelle condizioni.

Qualcuno potrebbe aver notato che non tutte le lenti sono con la cover nera, soprattutto le lenti più “ingombranti” esistono in “bianco”. D’estate, sotto il sole una lente completamente nera attira il calore, e il calore significa dilatazione termica degli elementi. Con la dilatazione delle lenti, dei meccanismi interni, delle ghiere etc possono bloccarsi o danneggiarsi. éer questa ragione alcuni produttori realizzano una versione chiara per ridurre il surriscaldamento delle suddette lenti. Indipendentemente dalla “vestizione” le lenti fanno parte di quegli oggetti che non devono surriscaldarsi, e se prendono meno sole possibile fa solo bene alla vita e alla durata di questi prodotti.

Anche avvitare dei semplici filtri, se la filettatura si è surriscaldata, può diventare un’impresa perchè bastano pochi decimi di mm di dilatazione per non far funzionare la filettatura. Sotto il sole i filtri neutri o i filtri neutri graduali sono indispensabili per poter fare una ripresa esposta correttamente, per cui è importante proteggere le lenti dalle alte temperature, alle volte basta poco, una maglietta bianca o un fazzoletto posto sulla lente mentre non la usiamo per controllare il surriscaldamento.

I supporti sono robusti, le card reggono temperature molto estreme, reggono, non significa che funzionano a temperature molto estreme… quando si sottopongono le card SD e CF a temperature molto calde c’è il rischio che la dilatazione termica possa creare falsi contatti o problemi di contatti mentre state facendo la ripresa della vostra vita.

Lo stesso discorso può essere applicato anche ai dischi nel momento in cui dovrete praticare il backup e la copia dei materiali sui dischi esterni.

Tutti i dischi meccanici si basano sulla scrittura magnetica con puntine che stanno in prossimità della superficie del disco. Se sopponiamo un disco a temperature più alte, possiamo avere più punti deboli della catena di trasmissione e registrazione dei dati:

  • il disco magnetico se dilatato dall’alta temperatura potrebbe scrivere i dati con una leggera sfasatura di posizione rispetto alle indicazioni date dal firmware del disco, e quindi essere non leggibile in rilettura a temperatura di normale esercizio.
  • il surriscaldamento del meccanismo di spostamento dei bracci può creare degli scontri tra i bracci e gli elementi intorno a se (un vecchio modello wd che conservo come esempio di pessima progettazione…)
  • il surriscaldamento dei chipset di controllo del disco può corrompere i dati in scrittura, per cui è sempre importante fare copie dei dati con un software di verifica MD, in modo che durante la copia il software ricontrolla i dati scritti (se non avete o non sapete quale software scegliere, la versione free di DavinciResolve ha questa funzione sotto mac, win e linux).
  • Il box / la docking station del disco stesso surriscaldandosi potrebbe dare problemi di riconoscimento / lettura scrittura dei dati ad alte temperature. Ho usato diversi box per dischi, dischi di ogni tipo dai lacie a semplici maxtor, wd, fino a prodotti più professionali come G-Drive, ma le alte temperature possono mettere in difficoltà praticamente tutti questi prodotti sul set. Ho sperimentato dal docking station che ad alte temperature funziona con un connettore e non con un altro (usb 3.0 no thunderbolt), oppure che a surriscaldamento i dischi non vengono più riconosciuti dal raid, appena si raffreddano il sistema torna a funzionare. Il che potrebbe anche essere urtante per un sistema da quasi 2000 euro di dischi, ma gli ingegneri hanno pensato come mettere quasi cento tera dentro il box ma non un sistema di raffreddamento per gestire il surriscaldamento generato da tutti quei dischi fatti funzionare insieme al massimo della velocità.

Non dimentichiamo poi il nostro computer, ha due elementi che non solo generano calore, la CPU e la GPU, ma sono sensibili all’aumento della temperatura, raggiungendo determinati limiti il processore può ridurre le sue prestazioni, la scheda video si disabilita, oppure si arriva allo spegnimento completo del computer, impedendo il backup che stavamo facendo.

Tutto questo senza contare che il caldo darà problemi alla nostra salute, alza la pressione, ci disidrata, ogni oggetto diventa caldo da tenere in mano, e ci abbronziamo… a luglio 2017 durante una giornata di riprese sotto il sole ho cambiato letteralmente colore, oltre al fattore rischio ustioni c’erano ben altre problematiche legate alla salute fisica, quindi facciamo attenzione all’attrezzatura, ma attenzione prima di tutto alla propria salute.


Il kit del bravo filmaker

Molto spesso si investe in attrezzature molto costose, mentre alle volte si trascurano piccoli elementi che possono cambiare la nostra vita in meglio, o salvare i nostri progetti in emergenza…

1) Custodie per batterie 7 €

molto spesso le batterie sono oggetti che viaggiano sparsi nelle borse, nelle scatole, e non si sa mai se sono cariche o no. Acquistare un paio di set di due colori di queste custodie significa poter tenere in ordine le batterie, i diversi contenitori si possono attaccare tra di loro e usando un colore per le cariche, uno per le scariche diventa molto semplice e rapido tenerle organizzate sul set.

2) Protezione per Hard disk 7 €

Spesso si utilizzando hard disk per il backup direttamente in loco, ma non potendo usare sempre e solo Hard Disk di tipo rugged, un piccolo investimento in protezione si può fare, e può salvare da piccole cadute o urti accidentali.

3) Viti con anello 6 €

Spesso durante le riprese ci si ritrova col dover svitare delle viti da piastre o da attrezzature, e non abbiamo a portata di mano lo strumento adatto, col passaggio all’euro non tutte le monete sono adatte, per cui ritengo che sostituire le viti classiche con queste con ala apribile può aiutare molto i cambi al volo.
L’unica cosa prendete bene le misure delle lunghezze delle viti per far fare bene la presa.

4) tappi in silicone hdmi 6 €

Se si lavora con prodotti video spesso si hanno tante porte aperte a polvere, e altri detriti che vi daranno problemi al momento sbagliato, quindi investire un poco per avere dei tappi in silicone per chiuderle è un’ottima idea. Ne esistono di diversi tipi per diverse porte, comprarne un sacchetto è la scelta più economica per evitare di portare in assistenza la camera dopo una sessione su pista o peggio trovare falsi contatti al momento sbagliato.

5) Diffusore e riflettore 100×150 30€

Spesso possiamo non avere abbastanza luce o la luce giusta, questo oggetto poco ingombrante ci permette di riflettere la luce, addomesticarla, usare una sola lampada e rifletterla, etc

6) Target per bilanciamento del bianco,  esposizione e fuoco 12.99€

Un semplice e poco ingombrante pannello per bilanciare il bianco, verificare l’esposizione con il grigio al 18% per l’incarnato, e un semplice target che vi aiuta a verificare il fuoco.

7) Gomma Crepla xx €

In mezzo a tanta tecnologia spesso ci sono delle mancanze banali a cui la tecnologia non può porre rimedio, una di queste sono i monitor poco luminosi, ma soprattutto mancanti di paraluce, o con piccoli paraluce. La gomma crepla è una morbida e semplice gomma morbida, economica e semplice da tagliare e dargli forma.
Crearsi un paraluce per ogni tipo di monitor è questione di pochi minuti, e in caso di danni se ne possono creare più di una, in modo da avere i ricambi.

8) Penna per tablet 9 €

Una banalità contro la quale sono colpevoli tutti i progettisti e i deSAIGNER del mondo… monitor touch LUCIDI… quelli che siete costretti ad usare per attivare molte funzioni, ma che si riempono di ditate, di sporco, e sotto luce forte (sole) i riflessi e lo sporco vi impediscono di vedere bene le immagini. Prendere una semplice penna da tablet vi permette di attivare e controllare le varie funzioni senza sporcare il monitor, o nel momento in cui avere un paraluce più ingombrante per vederci bene col sole potete cambiare le funzioni comodamente.

9) Viti fotografiche in generale

molto spesso i filmaker si ritrovano con la necessità di collegare, unire, fissare tool alle cage, e le viti filettate da 1/4 e da 3/8 di pollice con passo fotografico (tecnicamente sono viti in pollici UNC (passo grosso americano) sono spesso costose e difficili da trovare. Ho avuto la fortuna di conoscere e fornirmi da una azienda molto preparata e ben fornita, https://www.novarametalli.it, che forniscono varii tipi di viti e passi, tra cui quelli fotografici.
Il link di base da cui partire è Viti fotografiche, poi a catalogo hanno migliaia di varianti. Sono professionali, precisi e velocissimi nella spedizione.

10) MultiTool cubico
questo oggetto è qualcosa di molto particolare, che se vi serve sarete felici di scoprirlo, perchè quando siete a corto di fori di montaggio nel vostro rig, questa è una delle soluzioni 😀 Il cubo!

11) adattatore per filtro 4×4 per mattebox

Questo è uno di quegli oggetti geniali che se non li avessero inventati dovrebbero farlo.

Avete comprato o affittato un mattebox 4×6.5 pollici, perchè più largo fa più “cinema” ma avete tutti i filtri 4×4, e avete paura che cadano a terra. Questo economico pezzo di metallo e plastica fa da Holder ai filtri 4×4 e si mette a misura dentro il portafiltri 4×6.5.

Basta poco per essere pronti a sfruttare tutti i vostri filtri 4×4.

e questa pagina potrebbe continuare all’infinito, e così sarà, l’idea è aggiungere man mano che scopro o trovo oggetti utili per il nostro lavoro.


Remaster… chissà se è un bene.

Con il bluray, l’alta definizione introdotta agli inizi del 2000, il 4k di oggi, c’è un fiorire di revival di prodotti e film completamente “rimasterizzati”… termine alquanto inquietante, sia nel video che nell’audio. Perchè dico inquietante? Perchè raramente si tratta di un restauro o recupero di una pellicola, ma nella maggior parte dei casi si tratta di DANNEGGIARE pesantemente il lavoro originale in funzione del pseudogusto di qualcuno che si permette di alterare e in alcuni casi rovinare la fatica originale con interventi non richiesti nè approvati.

In passato scrissi un articolo sui formati cinematografici, video e come per seguire le mode fossero stati danneggiati i film dall’accetta del pan e scan o peggio nel passaggio della tv in 16:9 fossero stati massacrati nuovamente per “ottimizzarli” al nuovo formato, un terribile esempio è il cult di SamRaimi Evil Dead, La casa, che fu rimasterizzato dall’originale 16mm 3:2 in un 16:9 forzatissimo massacrandolo con un brutale taglio sopra e sotto delle immagini.

purtroppo non solo gli anni 90 e inizio del 2000 furono teatro dei diversi tipi di tagli selvaggi delle inquadrature senza rispettare in nessun modo il framing originale, ma spesso danneggiando la struttura narrativa del film, in Evil Dead si nascondono elementi fondamentali nella storia da questi tagli.

Jack Cardiff (1914-2009) era un direttore di Fotografia che ha lavorato per quasi 100 film, un Oscar alla carriera come DoP, diverse nomination all’Oscar e a molti altri premi sia nominato che vinti, quindi un tecnico e un artista del suo lavoro, che prendeva decisioni ponderate e soprattutto che merita rispetto per il suo lavoro.

Perchè cito questo autore? perchè ho appena comprato il bluray di un film a me caro dall’infanzia, L’occhio del gatto 1985 , una trilogia di storie scritte da Stephen King, A volte ritornano, che hanno come comune denominatore un gatto di strada.
Peccato che nell’attuale distribuzione si sia eseguito uno di questi cosiddetti remaster… se si fosse trattato di un restauro curato con la supervisione e il benestare del direttore della fotografia, potrei anche capire, ma purtroppo qui si parla di un massacro in nome di trend modaioli (moderni) nella correzione del colore e della manipolazione delle immagini.

Il master proviene da una pellicola degli anni 80, quindi con grana presente, con un certo tipo di luce e contrasto, con colori non troppo saturi, e un lavoro di fotografia di un certo tipo. Purtroppo chi ha eseguito il remastering ha seguito una serie di scelte abbastanza discutibili e soprattutto molto banali su una fotografia ben definita. Ho deciso di confrontare due master, quello dell’edizione inglese, più fedele al master originale pellicola, e quello del bluray italiano ricevuto.

Fin dalle prime inquadrature è evidente che sia stata applicata una minima schiaritura alla pellicola, un poco cupa, ma il colore è stato spesso alterato secondo le mode moderne e la tendenza al Orange and teal. In questa prima immagine è evidente come le ombre siano state raffreddate, senza una ragione precisa, se non per una infausta moda…

In questa successiva inquadratura, che cita un altro film di Stephen King, Cujo, ci accorgiamo che senza motivo nel remaster il bidone anonimo a destra è stato ben evidenziato con una saturazione… il che distrae dalla composizione originale e dal muso del cane… chissà se il colorist in questione era conscio delle basi della composizione luce, colore applicata dal direttore di Fotografia?

 

Siamo ancora nei titoli di testa, e dopo aver neutralizzato i colori dei cartoni posteriori, i colori dei jeans sono diventati blu quasi elettrico.

 

 

In questo caso la reilaborazione è accettabile, tranne per il fatto che il colore era voluto, si vede la sfumatura del filtro ND graduale color Tabacco in alto… ma a questo colorist probabilmente sembrava troppo anni 80 (ehi! è un film girato negli anni 80).

Un altro intervento sui blu, notate il vestito verdino che diventa blu senza ragione (e gli altri colori sono rimasti più o meno uguali), ma bisogna dare importanza a quell’anonima comparsa… di sicuro la costumista è contenta che le sue scelte siano alterate dopo 30 anni…

Di nuovo, senza ragione vediamo questo Teal senza orange sulla porta accanto all’attore. Chissà se allo scenografo avrebbe fatto piacere sapere che il colorist si vuole arrogare il diritto di cambiare la scenografia.

 

E qui andiamo a cadere… perchè se si fa un remaster mi aspetto di vedere una immagine migliore, più pulita e leggibile, non che una notturna sia resa più satura e più scura dell’originale… questo non è un effetto notte  🙁

 

Introduciamo ulteriori problemi, mettiamo una saturazione forte dietro l’attrice portando il vestito dello stesso colore del fondo, così si mimetizza meglio, o si perde l’effetto impiastriamo bene l’immagine sennò si vede che il direttore di fotografia sapeva lavorare…

Stavolta è curioso come abbia deciso di togliere la dominante verde dei muri, senza toccare il resto… forse pensava che erano un errore introdotto dalle illuminazioni a led economiche… ah no, negli anni 80 non c’erano, si usavano le lampade al Tungsteno…
Se avesse visto un paio di volte il film si sarebbe accorto che il verde è usato nella fotografia a livello simbolico e appare più volte in determinati momenti del film.
Tecnica usata anche da Dean Cudney nel classico “The Thing” di Carpenter anticipando con il colore della luce l’arrivo di uno dei personaggi posseduti dall’alieno.

Un’altra inquadratura del tipo, se non è blu non può essere una notturna, per forza…

 

 

 

Qui Drew Barrymore era troppo visibile, allora visto che dovrebbe essere notte, portiamo tutto a blu, scuriamo, appiattiamo l’inquadratura e rendiamo meno leggibile il tutto…

 

 

Andiamo a replicare il look di Underworld, tanto è un horror, sono tutti uguali, no ? il fatto che si perda la mano dello gnomo malvagio in mezzo al buio perchè non c’è più il contrasto col rosso…

oppure che la dolce Drew diventi una specie di pallida vampira nella sua cameretta è solo un dettaglio, chi ci fa caso?

 

 

La scena è illuminata, ma la facciamo blu, così sembra più notturna a cupa, il fatto che ci siano colpi di luce, luce riflessa etc e ombre direzionali non le nota nessuno…

 

 

Qui poi il the best of, un primo piano su cui non solo appiattiamo la figura del gatto ma rendiamo la piccola Drew una vampira… già perchè l’incarnato se fosse colpito da una luce blu non rifletterebbe il colore blu in quel modo, ma il sangue riflette la luce… quel tipo di resa qui rappresentata è data dai cadaveri o dai morti viventi.

Ora capisco che chi è ignorante di queste materie potrebbe sembrare che me la prendo troppo per qualche cambiamento, ma la cosa grave è che una sola persona ha danneggiato il lavoro di diverse equipe di professionisti in un sol colpo, cambiando le scelte del dop, del montatore (perchè luminosità e colore sono elementi da considerare nel montaggio), scenografi e costumisti. Trovo imbarazzante che per seguire le mode di qualche tipo si trasformi il lavoro di diverse persone in una deviazione quasi digitale di una PELLICOLA, perchè a completare il tutto, c’è anche un certo livello di pop nelle immagini, quella bellissima invenzione che trasforma anche Barry Lyndon nella peggior immagine digitale di una handycam di basso livello.


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