Tutto è possibile

Categoria: Tecnica Pagina 20 di 25

Riflessione tecnica e/o analisi tecnica

Adattiamoci, ma come ?

testate su sensore s35

testate su sensore s35

Da diversi anni sono un amante delle lenti vintage, dalla prima mirrorless nel 2010, la gh2, che grazie al tiraggio molto basso era possibile montare lenti di altri formati senza grandi spese, ma basta un anello metallico per portare la lente alla giusta distanza dal sensore. Permette di ridare smalto alle vecchie lenti, oltre a risparmiare in molte situazioni sul costo di nuove lenti che saranno usate in manuale e quindi più comode da gestire.

Ora tutto questo è così semplice? perchè allora ci sono anelli cinesi da 10 euro e anelli americani (metabone) da 200 euro?
facciamo due riflessioni pratiche sul tutto, quando vale e quando no e come funziona il meccanismo di adattamento.

Tiraggio di un formato

Ogni formato camera lenti ha un rapporto ben preciso di distanza tra lente e piano focale, sensore o pellicola, questa distanza si chiama tiraggio della lente, e varia in modo considerevole o meno da formato a formato. Questa distanza permette la proiezione corretta dell’immagine catturata dalla lente sul piano focale. Se questa proiezione viene fatta più avanti o più indietro, la combinazione di lenti interne dell’obiettivo non lavorano più in modo corretto e si potrebbe perdere la capacità di messa a fuoco corretta.

Un anello cosa fa

Quando devo adattare una lente di un formato, ad esempio Nikon F (46,5mm) ad un formato Canon EF (44mm) devo verificare se il tiraggio me lo permette, se il tiraggio è maggiore (distanza maggiore) è possibile, perchè l’anello che mettiamo in mezzo oltre a fare da adattatore all’attacco delle baionette, aggiunge la distanza all’attacco EF (44mm) per far si che la lente Nikon F (46,5mm) sia alla giusta distanza per proiettare il fuoco correttamente. Quando si hanno lenti che invece hanno un tiraggio incompatibile, ovvero con distanza negativa, si devono mettere anelli con una lente correttiva, che tranne rari e costosissimi anelli, riducono la qualità visiva originale della lente e quindi non ne vale la pena.

In breve : un anello adattatore fornisce sia la corretta distanza della lente dal piano focale sia la baionetta per collegare correttamente l’anello alla camera su cui vogliamo montare la lente

Cosa non fa un anello

Con eccezione delle ottiche di tipo passo C, che sono per 16mm e quindi molto piccole rispetto al diametro classico delle ottiche fotografiche, un anello non può far rientrare un’ottica dentro il bocchettone della camera, sia perchè nel caso di reflex potrebbe scontrare lo specchio durante lo scatto, sia perchè la dimensione e forma non lo permetterebbero.

Tranne anelli più costosi come i metabone, non vengono trasmessi dati da lente a corpo macchina, perchè si tratta di anelli meccanici. Al massimo hanno un chip di trasferimento dati exif, per cui tramite la fotocamera è possibile programmare l’anello per indicare alla camera che tipo di lente è montata e il diaframma massimo, in modo che nei dati exif delle foto ci siano indicazioni di cosa è stato usato per lo scatto.

Perchè la mancanza di precisione diventa un problema

Considerato che si parla di semplici anelli metallici, perchè la precisione è importante? Perchè si sposta il piano focale, e spostandosi il piano focale, l’anello della messa a fuoco non è più corrispondente, ad esempio un anello che sia più spesso di un decimo di mm porta a perdere la messa a fuoco all’infinito, ovvero si mette a fuoco fino a 15-20 metri, e il resto è fuori fuoco. Naturalmente dipende da ottica a ottica, ma parliamo di decimi di mm…

Se la baionetta non è perfettamente salda sull’anello, quando cambiamo il fuoco l’anello balla, nel caso migliore in senso rotatorio, il che può essere fastidioso durante lo scatto, ma se usiamo le lenti per uso video diventano poco utilizzabili.

Se la baionetta dal lato lente non è perfettamente planare la lente si inclina, si parla di magari un grado, che potrebbe sembrare nulla, ma a parte il discorso di movimento dell’immagine, farebbe l’effetto delle lenti decentrabili sfuocando dai due lati perpendicolari alla decentratura…

Se volessimo fare qualcosa di più solido?

5forats2Oltre ad anelli più costosi esiste una seconda soluzione, più drastica, ma più sicura, ovvero cambiare direttamente la baionetta della lente.

L’azienda di Barcellona Leitax crea baionette sostitutive per le diverse lenti per passare da un mount all’altro in modo solido e sicuro, in pratica si svitano le viti della baionetta originale, si toglie e si monta la nuova baionetta creata a mano in CNC su misura per noi.
Soluzione un po’ più costosa, ma definitiva e soprattutto solida, sicura, precisa al millesimo di mm. Inoltre l’autore delle baionette è un entusiasta che studia e smonta e monta molte lenti, e ha trovato la possibilità di adattare lenti che in realtà hanno tiraggi minori, ad esempio alcuni modelli di Minolta Rokkor 55mm 1.2 perchè la baionetta originale lascia spazio per sostituirla con una baionetta più corta (5 decimi di mm) e montare il tutto su attacco EF. Oppure per lenti Zeiss, Leica, etc dove la lente vale quei 50-70 euro di investimento per un adattamento sicuro e stabile nel lavoro.

edmikaOppure se vogliamo usare le lenti FD Canon sul nuovo formato, esiste un artigiano Americano EdMika che crea anche lui i mount dedicati al passaggio tra i due tiraggi che di base non sono compatibili, ma sostituendo le baionette è possibile, ed è specializzato in lenti FD portate su EF.
Oggi EdMika ha aggiunta ai suoi kit di conversione anche una baionetta per la conversione da Minolta Rokkor a EF.

Voightlander 55mm 1.4 AR

Un altro prodotto molto interessante solo le lenti Voightlander, prodotte su schema Zeiss, spesso con una nitidezza superiore a molti Planar prodotti da Zeiss stessa negli anni 70, ma a costi molti più contenuti. Prodotte in più formati e baionette che possono essere adattate facilmente al formato moderno, ad esempio la baionetta QBM di Rolley può essere convertito in modo molto semplice e rapido al formato EF, basta acquistare una baionetta di conversione da siti come Leitax.com o Edmika, togliere le tre viti relative alla baionetta originale, toglierla, appoggiare la nuova baionetta, rimettere le tre viti e voilà, la lente QBM è trasformata in una lente EF, con una salda baionetta in metallo che rende il collegamente tra camera e lente robusto e duraturo.


Upgrade -> Miglioramento … mica sempre

firmware 2.4In un mondo sempre più veloce, più frenetico, sembra che l’upgrade dei prodotti sia fondamentale per lavorare, anzi indispensabile e se si rimane indietro diventa un problema…

ci sono produttori di hardware come nel caso del mobile che addirittura forzano l’upgrade ai nuovi firmware e SO scaricandoli in automatico sui device, occupando spazio, creando falsi errori di sistema all’uscita dei nuovi os per “involontariamente” causare la necessità di reset per aggiornare il sistema, e spesso impedendo che si possa tornare indietro, o portando l’utente a necessità di essere un super smanettone per tornare indietro. Sono testimone personalmente dei problemi causati da due aziende leader nel settore, che resettando i device al precedente sistema con metodi da hacker (perchè per una delle due non esiste modo di fare il downgrade, anzi viene bloccato dal server dell’azienda), si ripristinano perfettamente le funzionalità, e a dispositivo pulito, se si fa l’upgrade si blocca o si rallenta o si rende inutilizzbile il prodotto.

Ora se siete qui è per parlare di macchine fotografiche o telecamere, già in passato mi sono dilettato nell’hacking dei firmware delle panasonic grazie al tool realizzato dall’hacker russo Vitality, sia utilizzando preset già fatti tra cui il famoso Flowmotion, sia creando varianti per conto mio, per ottimizzare la resa della panasonic GH2, eccellente vdslr che con l’hacking era in grado di competere con telecamere di fascia molto più alta.

Oggi vediamo come non sempre un upgrade equivale ad un vantaggio. Da tempo sono passato alle cineprese digitali, in particolare Blackmagic Design, ne ho sviscerato pro e contro in altri articoli, e ho espresso il mio pensiero, poi a seconda delle necessità e dei gusti possono piacere o no, per le mie necessità sono vicine alla perfezione, e per il costo che hanno superano di gran lunga i risultati.

Presa un anno e mezzo fa, quando c’era ancora un firmware molto basico, pian piano con realease firmware sempre più sofisticate la macchina è diventata un prodotto da produzione affidabile e di qualità.

Di recente avendo avuto necessità di ripresa in low light, mi sono accorto di un difetto che non avevo notato in passato, perchè non c’era…

avendo fatto delle riprese alla nipotina al buio, o meglio illuminata solo dalla luce della tv della cucina, quindi quasi al buio, ho notato un alone nero su lato sinistro molto denso, e sopra una cosa similare, ma meno intensa.

Subito mi sono inquietato, ho fatto qualche prova a diversi livelli di luce, e il problema nasceva in assenza di luce, dove pompando in post il segnale (di 5 stop) di una immagine ripresa col tappo, veniva messo in evidenza come da jpeg.

Sicuro che non fosse così in precedenza, mi sono messo a fare qualche ricerca e ho incontrato un post proprio sul sito della BMD, relativo a questo problema con il nuovo firmware…

dopo aver fatto qualche esperimento, con molta pazienza (cambiare il firmware sulla camera richiede circa 15 minuti ogni volta), ho scoperto che a seconda del firmware il risultato in low light era differente.

la versione 1.9.5 firmware 1.9.5mostra a 5stop +  una leggera forma di banding, assente in presenza di segnale luminoso. Più che naturale su una immagine del genere.

firmware 2.0.1ad una versione 2.0.1 presenta un banding un poco più pronunciato

firmware 2.4la versione 2.4 che introduce teoriche ottimizzazioni macchina (sarei propenso a pensare il contrario) e aggiunge solo le guide per i formato 1.84 e 2.40 allo schermo, che posso usare quelle del monitor esterno, o il caro vecchio foglio di acetato con i segni sul monitor di controllo, la posso evitare a piè pari.

quindi concludo che ad oggi, essere sempre aggiornati non è un bene ad ogni costo, e che bisogna saper guardare indietro, perchè quello che avrei immediatamente ricondotto ad un difetto hardware, in realtà è legato al software della macchina.

Ora immagino già che i detrattori della BMC siano già pronti con commenti di sdegno, ma li fermo informandoli che la prima Alexa che ho provato, macchina che costa 20 (venti) volte la bmpc4k al rilascio era nelle seguenti condizioni :

  • l’audio non si registrava in camera perchè il firmware non considerava gli xlr della camera
  • si registrava in prores, tre tipi, internamente solo il formato fullHD, e la registrazione 2k era disponibile solo da registratore esterno che sarebbe arrivato 6 mesi dopo
  • ogni 3-4 registrazioni una la saltava, senza dare preavviso, per cui si dovevano sempre riguardare gli shooting altrimenti si rischiava di avere delle mancanze di shooting sulle scene
  • la quantità di rumore della prima release era mostruosa, ricordo i primi girati e sembravano da dslr.
  • ha il marchio che è una garanzia cinematografica da decine di anni, quindi le persone pretendevano, ma non se ne lamentavano sui forum, perchè con quella macchina ci lavoravano… daltronde anche le cineprese a pellicola si inceppavano, graffiavano il girato, etc.

quindi questo post non per lamentarmi del problema, del quale BMD è stata informata con dovizia di dettagli, ma per fornire una soluzione a chi deve risolvere al volo, cioè tornare indietro al firmware 1.9.5

voglio ricordare che nella vita chi si lamenta al vento, perde tempo
chi si ingegna ed evolve, va avanti e risolve 😀


Angolo focale vs lunghezza focale, quando il crop sembra un problema

Ultimamente trove troppe persone che vedono il crop nel modo sbagliato, complici le pubblicità delle varie case fotografiche e non, che parlano troppo di quello che non sanno, o che vogliono comunicare con troppa enfasi con i termini sbagliati al pubblico.

Se volete farvi una panciata di dati tecnici ho scritto un articolo dedicato al crop, questo è più un riassunto pratico e pragmatico del crop riguardo alle focali, angoli e lunghezze…

Quando guardiamo una lente, possiamo vedere essenzialmente due valori, la lunghezza focale e il diaframma, ovvero il primo valore indica la struttura e la forma della lente che indicano la deformazione prospettica con cui cattura il mondo circostante, mentre il secondo valore indica la dimensione massima di apertura delle lamelle che fanno entrare la luce in camera, questo controlla sia la massima luminosità che la riduzione della profondità di campo in modo inversamente proporzionale, cioè più è grande l’apertura minore è la profondità di campo.

Se poniamo una lente di fronte a un sensore di dimensione inferiore, in pratica la luce ricevuta non è quella totale raccolta dalla lente ma solo una parte (quella centrale), questo fenomeno è chiamato crop ovvero dall’inglese RITAGLIO, non deformatore, non distorsore, non campo di magia collettiva, solo RITAGLIO, perchè ritaglia solo la parte centrale dell’immagine proiettata.

Per questa ragione può si influenzare il secondo valore che influenza la quantità di luce catturata (prendendone solo una parte) ma non può in nessun modo alterare il primo valore, perchè non deforma la luce, lascia inalterata la curvatura delle lenti originali.

Quello che non si esprime mai è che la lunghezza focale corrisponde un angolo focale, ovvero l’ampiezza angolare che la lente cattura dal mondo.

Quando si parla di crop (RITAGLIO) di una lente 50mm quello che si ritaglia è l’angolo focale, ovvero invece di avere la focale di un 50mm avremo l’angolo focale di una lente maggiore, ma la distorsione prospettica è sempre quella del 50mm.

Quando sentite parlare di usare 35mm perchè con crop 1.6 si avrà un 50mm state lontani dal sito, dal video, dalla persona, perchè significa che ignorano i principi base di ottica e di fotografia.

Come si sceglie una focale?

dipende da ciò che volete ottenere, il 50mm offre la distorsione prospettica uguale a quella della visione umana, quindi offre una immagine naturale, se scende verso i grandangoli, essi danno maggior enfasi alla prospettiva, quindi in movimento gli oggetti, soprattutto quelli laterali sembreranno muoversi, fuggire più rapidamente, e se vi avvicinate agli oggetti andranno a distorcersi. Se salite verso i teleobiettivi le prospettive si schiacciano, gli aggetti sembrano più vicini tra di loro e quindi a seconda di quello che si vuol far sembrare possono aiutare a rendere anche più piacevoli ritratti e immagini.

Naturalmente nella scelta della focale c’è sia un discorso estetico che un discorso di gusto, io non amo i grandangolari spinti, che trovo troppo televisivi, ma c’è chi ne ha fatto il suo stile vincendo tre oscar (Emmanuel Lubensky), quindi ci sono diversi fattori in gioco. Di sicuro se si fa un ritratto con un grandangolare il risultato può essere grottesco, ma se voluto… va bene… in questa immagine si vede molto bene come la distorsione del grandangolare possa alterare la forma del viso, eppure la persona è la stessa.

La focale fa la differenzaNon significa che non si debbano usare, anzi, ci sono registi che amano quel tipo di visione come il grande Terry Gilliam, che spesso usa grandangolari per enfatizzare le prospettive, oppure Samuel Raimi che nacque con grandangolari molto spinti nelle sue prime produzioni per necessità sia di costi che di gestione degli spazi, e innamoratosi di quel tipo di estetica si è portato questa estetica lungo il suo cammino a Hollywood.
Altri come Hitchcock aveva preferenze sul trittico classico 35mm, 50mm, 85mm, e saltuariamente agli zoom, abituato anche alla produzione televisiva massiva, un regista avanti con i tempi senza sacrificare la qualità dei suoi progetti.

Qui potete trovare una serie di esempi di come il crop non sia realmente un problema.


Perchè mi piacciono le lenti prime, e ho comunque comprato un paio di zoom…

Partiamo da un presupposto fisico ottico pratico : le lenti fisse sono in media qualitativamente migliori delle equivalenti focali dentro uno zoom, per minor numero di lenti in movimento, somma di lenti, controllo delle stesse etc etc etc, e possono essere più luminose con un costo comunque contenuto.

Le lenti zoom in media sono più “lente”, meno luminose, ma spesso sono stabilizzate, cosa che nei fissi si trova molto più raramente, e hanno il vantaggio di poter offrire più focali con lo stesso obiettivo.

Se sono agli inizi cosa mi conviene scegliere?

io sono vecchia scuola, quindi per gli inizi meglio partire da lenti fisse, quindi con un costo contenuto si possono acquistare lenti fisse, anche vintage, di buona qualità, luminose, e che insegnano la grammatica dell’inquadratura e della focale, cosa che nello zoom tutti sembrano diventare ciechi di fronte ad essa.

Ma se voglio avere anche uno zoom?

Uno zoom richiede per avere qualità un discreto o un grande investimento, per tante ragioni. Uno zoom di buona qualità ottica costa, se poi magari si vuole anche uno zoom luminoso, il costo sale anche di dieci volte il prezzo dello zoom base, ma si ha quello che si paga.

Per zoom significa avere più focali (luminose) a disposizione con uno stabilizzatore che mi aiuti nei movimenti macchina o se devo fare riprese a mano.

Perchè non dovrei usare uno zoom all’inizio, anche se posso comprarlo?

perchè ci sono principi di ripresa che non si imparano quando si ha a disposizione uno zoom!
esempio pratico :
ho la tripletta di lenti 35-50-85mm con cui tanti maestri da hitchcock ad altri hanno girato interi film, devo fare una inquadratura e monto il 35mm, poi mi muovo con la camera indietro o avanti per trovare l’inquadratura corretta degli attori, sto attento a come posiziono la camera, a come compongo l’inquadratura perchè essendo fissa la focale, ciò che è dentro e ciò che è fuori campo contano.
La lente fissa mi obbliga a pensare, decidere, non muovere la leva dello zoom a caso per far stare tutto dentro l’inquadratura.
La lente fissa mi porta a decidere quale focale, e quindi che tipo di aspetto ed estetica applico all’inquadratura, perchè le differenti lunghezze focali alterano la prospettiva e di conseguenza l’immagine finale.

Lo zoom cosa mi fa fare?

mi piazzo in un punto e gioco con lo zoom, allargo e stringo, e faccio stare tutto quello che mi serve più meno dentro l’inquadratura, non penso al fatto che cambiando la focale sto cambiando l’estetica dell’inquadratura, che la velocità percepita di movimento degli oggetti a lato schermo cambia, allargo o restringo e via… lo zoom impigrisce e cementa la camera in una posizione perchè sembra non esserci bisogno di spostarsi.focallength

Allora lo zoom va evitato?

no, lo zoom è comodo quando si sa bene come scegliere una focale, quando si devono portare meno lenti con noi, quando si ha bisogno di una lente stabilizzata e il fisso che abbiamo non lo è.
Naturalmente un buon zoom costa, se il classico zoom da kit 18-55 3,5-5,6 costa un centinaio di euro, uno zoom più luminoso e serio come il 17-55 2.8 costante ne costa 1200 euro… ma li vale tutti, in nitidezza, qualità, luminosità, robustezza.

Sono molto pragmatico, chi inizia a fare riprese non dovrebbe usare gli zoom, per imparare a scegliere, a inquadrare, a costruire il framing, a pensare sempre prima di premere il bottone, è un’ottima scuola di pensiero e di lavoro. Senza contare che se pensa al cinema, lo zoom tranne per particolari effetti speciali non lo si usa quasi mai.

Quindi perchè comprare uno zoom, soprattutto se costoso?

  • perchè se devo fare una ripresa con un minimo di movimento con un 200mm ho bisogno di uno stabilizzatore serio, altrimenti anche il semplice respirare con la mano appoggiata alla manopola del follow focus si sente
  • perchè se devo trovare la compressione giusta della prospettiva tra l’85 e il 135 per comporre una certa immagine lo zoom mi aiuta.
  • perchè se devo lavorare in un ambiente umido, polveroso o comunque con elementi che potrebbero penetrare dentro la camera al cambio obiettivo, lo zoom mi evita questo
  • perchè se ho bisogno al volo di più focali per lavorare (documentario, news, etc) lo zoom luminoso mi permette di lavorare velocemente senza cambiare lenti
  • perchè se devo comprare tutte le focali che mi servono di luminosità 2.8 pe coprire il 70-200 2.8 spenderò di più senza trovare la stabilizzazione su tutte le lenti.
  • perchè anche lo zoom ha i suoi vantaggi.

Quindi cosa si dovrebbe scegliere?

nessuna delle due, o meglio sarebbe meglio poter possedere entrambi… spazio, budget permettendo.

Personalmente negli anni mi sono fatto il mio set di lenti prime, lenti Nikon vintage serie Nippon Kogaku, che mi piacciono per la loro particolare resa della luce, un singolo coating che in controluce non filtra completamente la luce, ma la ammorbisce e basta, che rende le immagini meno asettiche e con un carattere diverso da quelle moderne, nell’uso più cinematografico sono portato a usare queste lenti che mi coprono dal 24mm all’85mm che sono le focali classiche (24-35-50-85mm).
Ad esse unisco per praticità e pragmatismo una coppia di zoom 2.8 costanti, per coprire col 17-55 tutte le focali dal grandangolo mediamente spinto (17mm) al normale (55mm), mentre completo il tutto con il 70-200 IS II 2.8 costante tutte le altre focali fino al grandangolo spinto. In modo che dove ho necessità di stabilizzazione con la camera in movimento so di avere lenti ottime e stabilizzate in modo più che efficace. Naturalmente questo è un set che ha il suo valore, ma come per un fotografo, le macchine si cambiano, le lenti normalmente restano…


Pellicola vs Digitale

pellicolaDa anni ci sono contenzioni tra gli amanti della pellicola e del digitale, di come uno o l’altro mezzo sia meglio per riprendere, che il cinema vero è solo quello girato in pellicola, etc etc.

Personalmente sono dell’idea che se il mezzo condiziona la narrazione a tal punto, forse chi usa il mezzo è talmente scarso da far notare la sua carenza registica, di struttura e narrazione da far notare allo spettatore che si usa uno strumento piuttosto che l’altro, e male, visto che lo spettatore lo nota….

edito l’articolo perchè qualcuno che in un modo o nell’altro ha influenzato il mondo della produzione pellicola e digitale ha fatto un discorso interessante…

Interview to George Lucas

Comunque, visto che di solito sono discussioni che dovrebbero essere di natura tecnica, e si portano avanti esempi dei registi che oggi vogliono fare gli elitari usando la pellicola invece che i loro colleghi più “rustici” che usano il digitale come James Cameron, Spielberg, Coppola, Scorsese, Lucas e direi che bastano questi nomi per definire questi strani personaggi che s’incaponiscono nell’ usare il freddo e limitato cinema digitale… che gentaglia… vediamo di capire realmente a livello tecnico quali sono i pro e i contro dei due media.

Quando si parla di pellicola vs digitale si devono portare termini di paragone coerenti, per cui se parlo di una vdlrs devo paragonarla ad 16mm granulosa, non certo ad una s35 80 asa… come quando parlo della Pellicola si deve vedere quale pellicola, quale emulsione e in quali condizioni la facciamo lavorare contro una cinepresa digitale di fascia paragonabile, altrimenti è facile vincere un confronto se metto una Ferrari a fianco ad una utilitaria base col freno a mano tirato.

Partiamo da una premessa tecnico pratica : il cinema è cinema perchè la luce, l’inquadratura, le lenti e tutto l’insieme del processo è curato dall’inizio alla fine, se poniamo una ottima pellicola in assenza di luce o in low light, la si espone male, la si tira come sensibilità, si pone una cattiva lente davanti, viene sviluppata male, la stampa finale viene curata alla buona e il proiettore pellicola non è nello stato di grazia, l’immagine sarà BRUTTA, Granulosa, chiusa, poco definita, insomma non cinematografica.

Se poniamo un sensore digitale di buon livello in condizioni di luce ottimali (come si fa al cinema) avremo immagini cinematografiche di ottima qualità, che mescolate a riprese fatte in pellicola non si distinguerà da essa (succede più spesso di quanto credano i detrattori del digitale, ma non lo sanno).

La pellicola, per come funziona l’emulsione, il suo costo, il metodo (unico) di lavorazione non permette sbagli, per tale ragione chi usa la pellicola la lavora al meglio, e quindi ottiene il meglio delle immagini. Per chi ha dubbi cerchi qualche filmino di famiglia  s8 o 16mm e vediamo se la qualità amatoriale delle immagini viene “salvata” miracolosamente dal fatto che è stata usata la pellicola al posto del digitale, se le immagini sono perfette, le esposizioni magicamente di bilanciano, la profondità delle immagini (non la sfuocatura) appare perchè è la pellicola a fare tutta la magia…

Sono abbastanza stanco di sentir dire che la pellicola è meglio, ha più gamma dinamica (da gente che non sa neanche cosa sia la gamma dinamica) del digitale, che è più naturale (in teoria sarebbe vero ma solo a determinate condizioni, leggere in coda la parte relativa alla visione delle immagini), contro il freddo sistema digitale. Sono due mezzi diversi, ma a seconda delle situazioni, uno ha vantaggi rispetto all’altro.

Vantaggi :

Ripresa in Pellicola :

  • Cambiando il rullo con la stessa macchina si può lavorare con sensibilità diverse reali (nel digitale sono simulate).
  • In caso di lavorazioni in situazioni estreme la pellicola in modalità completamente meccanica può lavorare dove il digitale può fermarsi (freddo caldo campi magnetici etc).
  • La capacità di catturare più o meno contrasto (gamma dinamica) la si può cambiare con il cambio pellicola (nel digitale si deve cambiare corpo macchina).
  • Non esistono problemi legati alla cattura delle immagini in movimento veloce nè distorsioni date dalla lettura delle immagini (alcuni sistemi di ripresa digitale li hanno vedi rolling shutter e simili)
  • E’ uno standard da 100 anni e le regole di lavoro sono consolidate e note, raggiungibili anche dai non addetti ai lavori in brevi ricerche.

Ripresa in Digitale :

  • Si può vedere in real time quello che sarà catturato e rivedere subito esattamente quello che si è catturato in camera.
  • ha un costo leggermente più basso della pellicola per ripresa (a livello professionale con un girato che  pesa 20 giga al minuto per ogni camera, quindi lo spazio su dischi e chi gestisce il flusso dati sono un costo da aggiungere e da considerare).
  • Si possono controllare al volo gli effetti per riprese multiple di vario tipo.
  • Una cinepresa digitale di basso livello, ma ad alta qualità è abbordabile anche da un filmaker, una cinepresa 35mm ma soprattutto la pellicola non lo sarebbe mai.
  • Alcune macchine simulano esposizioni a iso più alti che possono aiutare a comprendere meglio come gestire la scena in post o a riprendere ove non è possibile (Lubesky scelse la Alexa per poter avere un’ora in più di luce naturale per The Revenant).
  • Sul set si possono generare copie identiche del negativo digitale, per ovviare ai rischi di danneggiamento o perdita delle riprese, cosa non possibile con la pellicola

La gamma dinamica della pellicola

Quelli che vedete qui sotto sono range dinamici pubblicati o stimati di pellicola e dispositivi digitali. Naturalmente si parla della capacità migliore di cattura dell’immagine nella situazione migliore, ma se non ci sarà abbastanza luce, se non saranno riempite correttamente le ombre etc, la gamma dinamica si riduce notevolmente.

Tmax 400 film (0.58 CI)                           3.4d    19.5 stops      Pellicola fotografica bianco e nero
Tmax 100 film (0.58 CI)                            3.0d    17 stops         Pellicola fotografica bianco e nero
Tri-X 35mm film (0.58 CI)                       2.4d    13.5 stops      Pellicola fotografica bianco e nero
Tri-X 35mm film (0.75 CI)                       2.4d    10.5 stops      Pellicola fotografica bianco e nero
Kodachrome 25, 64, 200 (1.4 gamma)  3.7d    8 stops            Pellicola fotografica colori
Ektachrome 100 (1.4 gamma)                 3.4d    7.5 stops         Pellicola fotografica colori
KODAK VISION3 500T Color Negative Film 5219 / 7219     14-15 stops pellicola cinematografica
Human eye (no iris change)                    150:1    7 stops
Arriflex Alexa, Alexa 65, Amira                           14 stops
Red Scarlet, Raven, Epic, Weapon                     16,5 stops
BlackMagicDesign Cinema Camera                   14 stop
BlackMagicDesign Cinema Camera 4K             13 stop

Come si può vedere tra la pellicola cinematografica classica e le cineprese digitali di alto (red e arriflex) e basso (digital bolex, kineinfinity e Blackmagic) non ci sono delle differenze reali, ma al contrario siamo esattamente nello stesso range, addirittura diverse red hanno un range ancora più ampio. Questo non significa che il digitale sia meglio della pellicola, ma semplicemente possiamo ottenere gli stessi risultati.

Perchè la ripresa in pellicola sembra sempre migliore del digitale?

ghostbustersse si pongono i due media nella stessa condizione di catturare la stessa luce, queste macchine lavoreranno nello stesso modo e vi daranno la possibilità di catturare la stessa immagine, quello che di solito capita è che la pellicola costa, e nessun dilettante può permettersi di giocare con 16 o 35mm quindi quel tipo di cinepresa lavorerà in situazione professionale con persone che sanno usare, esporre, gestire la pellicola per farla rendere al meglio, mentre il digitale con i suoi teorici automatismi da l’illusione che chiunque noleggi una red per un giorno possa tirar fuori delle immagini cinematografiche, senza curare luce, contrasto, scenografia costumi, trucco etc…

Il digitale rispetto alla pellicola non è uno, ma tanti modi di catturare le informazioni e se non vengono catturate tutte (raw o almeno in log a 10bit) bisogna saperle trattare e gestire per evitare la nascita di difetti, artefatti o castrature varie alle informazioni originali, e questo causa poi cattive recensioni alle macchine e al digitale di per se. Chiunque ha dubbi suggerisco di fare una semplice prova, si compri un rullo di 16mm e affitti una buona arriflex, una coppia di lenti 35-50mm zeiss e faccia una prova di ripresa in basse luci, la faccia sviluppare e vediamo se è la pellicola a fare il miracolo o è la bravura del direttore di fotografia a far catturare tutte le informazioni necessarie.
Diciamo che la visione della ripresa in pellicola è migliore della visione digitale, che forse è la grande differenza in cui si percepisce molto meglio tutto il risultato.
Inoltre la grana della pellicola offre una particolare percezione dell’immagine, che essendo diversa da un fotogramma all’altro non è direttamente percepibile dal cervello, ma ha una struttura organica piacevole che “amalgama” l’immagine, che non è replicabile con la semplice applicazione della grana in post, che spesso è statica o non proporzionale alla luminosità dell’immagine come con la pellicola.

La visione delle immagini Pellicola vs digitale

occhio

è fondamentale fare un chiarimento per il quale pur preferendo girare in digitale preferisco la proiezione in PELLICOLA :
quello che cambia è la percezione delle immagini e non il mezzo con cui le catturiamo a fare la differenza.

parliamo di come il nostro occhio vede il mondo reale :
la luce viene catturata dal nostro occhio, il cervello in micromillesimi di secondo apre e chiude la pupilla dilatando o no l’iride per recepire un maggior numero di informazioni, in pratica quello che Paul Devebec ha inventato negli anni 90 con le fotografie stratificandole per creare una HDR, l’occhio umano lo fa da milioni di anni, perchè l’occhio umano di per se ha la capacità di percepire una gamma dinamica più limitata, ma dato che in microsecondi aggiusta “l’esposizione” passa da circa 7 a 100 stop di gamma dinamica.

Quando un occhio percepisce un’ immagine questa si imprime sulla retina per un periodo X che si chiama persistenza retinica, questo periodo è diverso a seconda delle persone, il valore medio è quello che permette a tutti di vedere 24 fotogrammi al secondo e percepire il movimento corretto e fluido.
Quando si vede una immagine da pellicola il proiettore compie una azione ben precisa :
1/48 mostra l’immagine proiettata sullo schermo, 1/48 chiude il fascio di luce per passare al fotogramma successivo.

Questa alternanza tra luce e buio veloce fa si che l’immagine persistente sulla retina si abbassi come luminosità prima dell’arrivo della successiva, e si fonda con la successiva creando una alternanza più piacevole e quindi il movimento, il cambio d’inquadratura e tutto il resto funzioni meglio. Non a caso il sistema di visione principale della televisione nasce come interlacciato per fondere i fotogrammi tra di loro e dar loro maggior fluidità.

La proiezione digitale comporta invece una alternanza dei fotogrammi senza lo spegnimento tra un frame e l’altro e questo fa si che l’immagine sia si più luminosa, ma mancando questo processo di alternanza della luce le immagini possano più facilmente presentare effetti stroboscopici o problemi negli stacchi. I nuovi proiettori digitali come le nuove cineprese (arriflex) ripresentano il principio dell’otturatore a farfalla che mima questo processo, anche se non necessario come per la pellicola, ma fondamentale per i risultati di visione e percezione corretta delle immagini.

Se si riprende in digitale e si proietta in pellicola si ha la certezza che per quanto possano rovinare la pellicola o sottoalimentare la lampada colori e tutto il resto saranno abbastanza fedeli al progetto originale, mentre oggi come oggi i proiettori digitali potrebbero essere manipolati e ulteriormente mal tarati come luminosità etc da fare più danni alla proiezione, senza contare che chi ha comprato un proiettore digitale con i vari incentivi statali nel 2009 (lancio di Avatar e il 3d) di sicuro oggi non spende soldi per cambiarlo con uno con otturatore a farfalla solo perchè si vede meglio, anzi facilmente sottoalimenterà la lampada, come si faceva con i vecchi proiettori a pellicola, per farla durare di più perchè ha un costo, e tanto la media degli spettatori non se ne accorgono … come non si accorgono di immagini tagliate sopra e sotto perchè proiettate con aspectratio sbagliato, colori sbagliati, audio sfasati e mille altri problemi.

Un tempo si aveva l’idea che creare un DCP (Digital Cinema Package) fosse un modo per creare una immagine del proprio film che tutti avrebbero visto allo stesso modo, purtroppo è vero fino ad un certo punto perchè si deve avere un proiettore tarato al meglio, correttamente tarato per schermo e distanza, lampada alimentata al 100% e schermo in scotchlite o equivalente moderno che restituisca in modo lineare la luce, altrimenti i risultati saranno x e quindi nuovamente avremo dei Delta di differenza sul contrasto, sulla luce, sul colore delle immagini.

Pellicola verso digitale o forse formato contro formato?

personalmente preferisco usare il mezzo che mi piace di più, che mi offre libertà creativa espressiva, quando ho iniziato a fotografare in pellicola più di 35 anni fà (ho iniziato da molto piccolo) ottenevo alcuni risultati, e all’epoca da dilettante credevo a chi mi diceva che per ottenere mezzi migliori si doveva cambiare la macchina fotografica, perchè ci voleva la macchina fotografica professionale, poi a 18 anni mi fu regalata una ottima reflex dai miei genitori, e ci fu un piccolo salto in avanti, ma non ottenevo quello che volevo, eppure avevo la macchina, avevo la pellicola…

con la pellicola, con i suoi costi, ho imparato ad inquadrare meglio, a gestire meglio l’attimo e catturare il momento, ma non ottenevo quello che volevo.
con il digitale, con la sua immediatezza ho imparato a illuminare meglio, a gestire in manuale la camera, e ottenere quello che volevo … scattando in pellicola, perchè all’epoca il digitale era più limitato come gamma dinamica, dettaglio e controllo delle immagini.

da qualche anno il digitale offre le stesse potenzialità della pellicola ma con tanti vantaggi, per cui chiunque voglia lavorare al meglio con il digitale o con la pellicola ha la possibilità di scegliere, sapendo quali sono i vantaggi di uno o dell’altro media.

Naturalmente come nella pellicola ci sono tanti formati a partire dal 8 e super 8 fino al 70mm e imax, anche nel digitale abbiamo formati low end e high end, quindi quando si vorrà fare un confronto, non si deve pensare di confrontare il 35mm cinematografico con la videocamera hd di scarso livello, ma si deve paragonare il materiale di pari livello, altrimenti è inutile.

Comunque per i fautori del digitale vs pellicola, vorrei ricordare che la pellicola per essere di alta qualità e definizione deve lavorare a bassi iso, infatti kodak basa la sua produzione principale su pellicola CINQUANTA iso, se proprio vogliamo spingere nel low light troviamo la splendida VISION3 500T Color Negative Film 5219/7219 della Kodak, una emulsione eccezionale che si può esporre a 500 senza timore di tirar su grana o altro, con una ottima risposta nelle alte luci, con un trattamento che riduce fortemente la presenza di grana visibile, ma che nelle condizioni dove il digitale di solito si spinge molto oltre, richiede luce, tanta luce… cosa che di solito i fautori della pellicola dimenticano, perchè tanta luce non è solo un problema logistico economico, ma anche di gestione a livello pratico, per nascondere le luci, per gestire i movimenti camera etc, quindi appannaggio solo di un certo tipo di film, di genere e budget.

La pellicola NON ESISTE a 12.800 iso… la pellicola cinematografica men che meno, questa è la più sensibile, ma in media si lavora tra i 250 e gli 80 iso, e la si deve trattare bene. Andrew Laszlo (famoso DoP), prese l’abitudine di tirare (forzare nello sviluppo) la pellicola per determinati film, per dare più l’idea di riprese documentaristiche per film come i Guerrieri della Notte, Rambo, I guerrieri della palude silenziosa; scelte fatte a priori, non come oggi che si fa tutto in post, perchè all’epoca non si poteva, o si partiva in un certo modo, o non si otteneva quel risultato.

Ma la pellicola non fa la magia?

kodak s8Di recente Kodak ha deciso di rilanciare la pellicola s8, con una cinepresa con ausilii digitali, per gli amanti del genere.

Sono curioso di vedere i risultati di questo esperimento, Kodak vi aiuta vendendo una cinepresa semi amatoriale con LCD FullHD per vedere le immagini che state per riprendere, farà una scansione della pellicola che farete sviluppare, che vi fornirà con lo sviluppo del prodotto.

Sono curioso di vedere quanti compreranno per 750 $ una cinepresa s8 come quelle che si possono comprare usate a 50$, che registra su una cartuccia di pellicola il video, e l’audio su una scheda SD.

Ogni 3 minuti di ripresa tra acquisto cartuccia, sviluppo e scansione digitale COMPRESSA costa solo 80$. Poi si deve mettere a sinch con audio, perchè la card SD non si manda al laboratorio.

Il tutto per un prodotto che sarà tra sd e hd, perchè anche la scansione non compressa di una pellicola s8 da 50 asa non ha abbastanza linee per superare un buon 1280×720, non esistono fisicamente i dettagli, e dubito che abbiano pensato ad un meccanismo preciso come quello delle cineprese 16 o 35, per cui le oscillazioni della pellicola in scorrimento muoveranno il piano focale rendendo meno nitida l’immagine…

Si, ammetto sarcasmo, ma è scontato… oggi come oggi ha senso prendere una buona cinepresa meccanica 16mm, per le quali ottiche e meccaniche hanno un senso rispetto alla qualità offerta, ma una cinepresa s8 da quasi 1000$ a 80$ ogni 3 minuti la trovo ridicola…
ho fatto una ricerca veloce, una 16mm seria si trova usata tra i 150 e i 300 euro, una giuntatrice pellicola per 30 euro, se si fa una ricerca lavorare in 16mm costa poco meno del doppio ma con una vera qualità…

Uno dei grandi turningpoint della pellicola sta nel fattore di “devo pensare prima di fare”, ovvero dato che costa e le scelte in camera influenzano tutta la catena, si devono prendere delle decisioni, stabilire stile e risultati, il che fornisce sempre una resa migliore che postprodurre all’infinito, ve lo dice uno che di post ne fa e tanta…

porto di santa margherita ligure di notte

Esempio di shooting a 400 iso

Detto questo la mia cinepresa preferita lavora a 400 iso e illumino, e/o uso le luci per ottenere l’atmosfera che mi interessa, e direi che si possono ottenere risultati interessanti e piacevoli, anzi ammetto di avere una certa repulsione per gli eccessi di capacità luminosa perchè si va oltre le immagini naturali.

Comunque a 400 iso si possono catturare comunque immagini interessanti, e se cliccate sulla foto e vedete il file a dimensione originale ci sono tutti i dettagli che servono, e una sottile grana piacevole da vedere in movimento.

chiudiamo con qualche dettaglio sgradevole della pellicola che nessuno vi dice, ma molto inquietante per chi investe energie e denaro sulla pellicola…

  • la pellicola che voi mandate a sviluppare non è garantita, se accade qualcosa durante un bagno, durante lo sviluppo un acido si degrada o altro, vi verrà restituita da contratto una quantità di rulli vergini pari al girato perso, nulla più… anche se vi chiamate Roger deakins e ci avete messo l’anima (motivo per cui è passato di recente al digitale dopo un incidente occorso durante lo shooting del suo ultimo film dei Fratelli Cohen).
  • se durante la ripresa un elemento anche minuscolo graffia o danneggia l’emulsione voi lo saprete solo a sviluppo fatto, se va bene due o tre giorni dopo, se siete Micheal Bay, quindi magari gli attori sono in un altro paese quando vi accorgete di aver perso il vostro unico ciak buono
  • Avete un unico negativo master, da tenere come sacro, da gestire con l’autoblindo, perchè da quello poi ricaverete il materiale per il film, e finchè non verrà digitalizzato (perchè tanto si passa sempre dal digitale, il taglio negativo si è abbandonato da anni e anni) ne avete uno solo, delicato e a rischio.
  • se la pellicola per una qualunque ragione ha preso caldo, freddo, umido, avete una partita andata a male o altro non vi accorgerete di nulla durante le riprese…
  • la pellicola è molto inquinante e smaltirla inquina l’ambiente non poco…

detto questo ho la mia bella scorta di negativi, pellicole, s8, 16mm in scatole a tenuta ermetica, con gel di silicone per proteggerli dall’umido, che ho digitalizzato per poterli rivedere. La mia Nikon 601 analogica è stata mandata in pensione diversi anni fa, anche se ogni tanto viene riesumata giusto per giocare col bianco e nero, ma trovando sempre più limiti nella pellicola, e interessandomi i risultati e non il mezzo con cui li ottengo, ormai è un oggetto da collezione.

 

 


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