Tutto è possibile

Categoria: I miti da sfatare Pagina 9 di 12

In questa categoria raccolgo una serie di miti tecnici da sfatare, troppo spesso tra i passaparola, tra il copia e incolla on line, e colpevole il Web 2.0, sono nati e si sono radicati tanti miti “tecnici” per i quali non esistono rimedi, tranne che la logica e il pragmatismo nell’affrontare queste bufale…

Log o non Log, ma quale log?

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Cos’è il log

Log è l’abbreviazione del termine Logaritmico, ovvero la registrazione delle informazioni di luminosità e saturazione non con informazioni lineari, ma Logaritmiche, il che comporta la capacità di registrare in un numero limitato di informazioni una maggior quantità di sfumature e luminosità, per massimizzare al meglio le possibilità della postproduzione successiva.

In soldoni, il log crea una immagine molto morbida come contrasti e saturazioni, che offre tutta una serie di vantaggi nella cattura e nell’uso.

 Perchè il log non è uno standard

La cattura logaritmica è uno standard, ma le curve di contrasto e saturazione applicate durante la cattura, no.
A seconda dei sensori, delle marche, del formato log (della curva applicata in cattura) le immagini risultati saranno differenti, quindi poi successivamente offriranno più o meno spazio di azione nella postproduzione.

A seconda delle macchine, cineprese digitali come Red, Alexa e BMD offrono un log con curve più semplici da gestire in funzione del livello di contrasto della mia scena da riprendere e quindi la scelta della curva log si fa direttamente proporzionale al contrasto presente (più contrasto + flat sarà la curva scelta / meno contrasto meno flat sarà la curva del log), mentre nel caso di macchine come Sony dove ci sono curve di contrasto molto flat registrate quasi sempre a 8 bit (poche sfumature utili per la postproduzione), è fondamentale scegliere bene il profilo, magari con l’ausilio di un monitor con i falsi colori, per capire bene come il sensore sta catturando ed esponendo le diverse parti dell’immagine; se la immagine viene codificata in un log molto flat (poco contrastato) come quello Sony c’è il rischio che nella registrazione si perdano delle parti dell’immagine, perchè invece di avvantaggiarsi dello spazio log per gestire le immagini molto contrastate, se ne prendeno le debolezze.

Perchè è utile

Il formato log nasce per catturare un numero maggiore di informazioni nella codifica limitata dello spazio 10bit, in modo che i file, pur essendo più leggeri contengano tutte le informazioni utili per la post. Il log, sposta le informazioni nello spazio migliore in cui possono essere registrate.
Nei tempi recenti il log è stato usato anche nei formati a 8 bit, ma con le ovvie limitazioni.

Vantaggio 1 : Ogni sensore ha una gamma dinamica, una capacità di catturare informazioni con poca, giusta o tanta luce, normalmente tutte queste informazioni hanno un peso di dati non gestibile direttamente dalle camere (tranne quelle che registrano il raw), per cui i dati vengono elaborati e compressi sia come colore (vedi articolo sulla profondità colore), sia come luminosità. Utilizzare il sistema di codifica Log ci permette di catturare in una gamma ridotta (8-10bit) uno spettro maggiore di informazioni.

Ogni codec durante la fase di compressione utilizza degli schemi di eliminazione dei dati inutili o ridondanti, per ridurre lo spazio occupato dai file, ma questo fa si che riduca anche dati che potrebbero essere utili. I codec di compressione classici, come H264, tendono a scartare tutte le informazioni non distinguibili, per cui se abbiamo in una immagine delle ombre profonde, il codec scarta tutte le informazioni dentro le ombre perchè tanto l’occhio percepirà ombre completamente nere, e quindi le informazioni sarebbero inutili… se non vogliamo applicare colorgrading per alleggerire quelle ombre, estrapolando a quel punto il nulla…

Vantaggio 2: Nel momento in cui utilizziamo lo spazio Log le ombre vengono spostate in alto nelle informazioni medio-basse, mentre le alte luci nelle medio alte, quindi dove il codec di compressione protegge tali informazioni, offrendo una maggior possibilità di postproduzione perchè ha protetto le informazioni importante.

Vantaggio 3: Il rumore del processore essendo registrato con un minore contrasto spesso tende a ridursi e a sparire in molti casi nella compressione, per cui un file log a parità di cattura con un Rec709 potrebbe offrire meno rumore video (se sviluppato correttamente, altrimenti mostrerà il rumore originale, i falsi miti che il logo offra più rumore è semplicemente perchè riportando il log in uno spazio rec709 il rumore meno contrastato sembra più presente).

Vantaggio 4: saturazione ridotta vuol dire meno possibilità di banding e soprattutto si riduce il rischio che qualche colore molto saturo possa andare fuori scala negli 8 bit (256 sfumature pure per componente) e quindi appiattire certi elementi o ombreggiature di colore

Perchè in tanti lo osteggiano

Perchè non hanno studiato e capito come funziona per la loro macchina, pensando che sia una opzione da abilitare sempre o comunque, lo mettono anche su scene piatte, andando a creare immagini troppo piatte, che richiedono una certa conoscenza in post e non semplicemente mettere una Lut di conversione.

Se una immagine è registrata in Log nel modo giusto basta solo alzare saturazione (meglio la vividezza) e il contrasto a gusto e si ottiene una ottima immagine pulita e ricca di dettagli. Registrare in Log non significa registrare in raw, significa avere un segnale video compresso catturando una maggior gamma dinamica potenziale, ma comunque dobbiamo preoccuparci di :

  • fare il bilanciamento del bianco
  • settare correttamente Iso ed esposizione
  • gestire correttamente l’esposizione dell’immagine
  • in alcune macchine scegliere il log (la curva di Log) corretto.

Motivi per non usare il log

Personalmente trovo una manna avere la possibilità di catturare le immagini in modalità Log, prima di avere quella possibilità avevo profili camera che simulavano alcune delle caratteristiche del Log per lasciarmi più spazio in postproduzione.

Comprendo anche che molte persone abbiano modi di vedere differenti, e quindi ritengo che non debbano usare il log coloro che :

    • Devono girare solo il materiale e darlo in pasto a terze parti che non sanno usare il Log.
    • Non sanno come girare il materiale Log, non conosco le scelte da fare e per non rischiare di avere immagini troppo piatte meglio avere una immagine classica.
    • La macchina ha troppe curve di Log che essendo molto flat (sony) non sanno cosa scegliere.
  • Non c’è tempo per fare la post minima del log (non ci credo…).

Un esempio pratico

Qui potete vedere due immagini girate in Rec709 sopra e in Log sotto.
Dato che il Log dimostra le differenze nelle immagini estreme e non in quelle demo con illuminazione morbida, ho scelto una immagine notturna che mette alle corde i sistemi di compressione, i sensori, la gestione della luce e dei colori, con contrasti molto alti.
Le immagini, tranne l’ultima, sono in 4k x 4k per poter vedere effettivamente nel dettaglio la differenza di qualità tra le due modalità di ripresa

Log vs rec 709 original

Il girato ci appare in questo modo (con un click potete vedere alla risoluzione originale, 4k i file)

Apparentemente il log è leggermente più slavato ma sembrano simili prima di una eventuale postproduzione.

Log vs rec 709 illuminato

Per vedere bene la differenza tra le due immagini basta schiarire leggermente le immagini per vedere come la prima girata in Rec709 dimostri problemi e maggior rumore rispetto a quella sotto girata in Log.

log vs rec709 corretti

Dopo aver applicato una leggera correzione al Log per portarlo vicino al Rec709 sembrano essere simili, ma in realtà se guardiamo bene nei dettagli le differenze ci sono, sia nelle esposizioni delle luci, e le bruciature in quelle zone, sia perchè l’immagine Rec709 essendo più contrastata ha perso dettagli nelle ombre appiattendo la profondità della scena.

Con l’ingrandimento del dettaglio dei fari diventa evidente come quello sopra sia più grezzo e il rumore intorno ad esso sia notevolmente maggiore

rispetto al log sotto.

Quando un colorist ci chiede un flat, quale log dobbiamo dare?

nessuno… e tutti
non esiste un log migliore in generale, ognuno ha pro e contro, se è meno contrastato e meno saturo si rischiare di perdere tonalità nella compressione, se troppo contrastato e saturo è poco utile come log, dipende dalla scena che andiamo a catturare e dalle curve di log, tanto al colorist non interessa quale log avete applicato quanto lo spazio di lavoro per agire nel suo campo. Se mai vi chiede quale log avete usato per applicare la corretta LUT di correzione… cambiate persona perchè quello non è un vero colorist ma un applicatore di preset, che offende la categoria dei colorist.

Lo scopo di chi registra (dop, dit) è catturare la gamma dinamica più ampia per offrire al colorist il maggior spaziodi lavoro utile, poi eventualmente se clip sono tutte simili, sbviluppata la prima applica alle successive lo stesso tipo di sviluppo / correzione, ma questo vale per blocchi di clip legati alla ripresa, non esiste possibilità che una lut (non sviluppata sul set in loco) possa ottenere un corretto sviluppo del vostro girato senza farvi perdere parte della gamma dinamica.

Tech note

quando si espone, ogni dop o fotografo sa che per ogni “stop” di luce si deve raddoppiare le informazioni, per farla semplice, se ho 100w di illuminazione, per ottenere +1 stop devo metterne il doppio del precedente, quindi 200W, ma appena supero questa soglia, +2 stop uguale 400W (il doppio del precedente) quindi come vedete diventa rapido il calcolo per cui come nel logaritmo, per avere le informazioni necessarie è fondamentale raddoppiare le informazioni di base ( o dividerle) quando si tratta di luce.

Quindi se ho esposto correttamente un’area del sensore avrò il valore di partenza, poi ad ogni salto in avanti o indietro, dovrò raddoppiare o dividere i valori di informazione luminosa, il che significa che tra luce e ombra in modo lineare avrei il massimo delle informazioni solo ed esclusivamente nella luce. Mentre in una cattura logaritmica che mima una distribuzione più uniforme delle informazioni siamo in grado di “distribuire” in modo più “variegato” le informazioni disponibili, quindi sia nella luce che nell’ombra possiamo catturare un certo numero di informazioni, offrendo nella fase finael una immagine più ricca di sfumature globali.

Ogni camera partendo da un sensore a 16bit offre come minimo 65k di sfumature di luminosità, quindi codificando queste stesse informazioni in una curva logaritmica più morbida e regolare, siamo in grado di ottimizzare la registrare delle informazioni per una immagine più ricca e pulita quando si scende a 10 bit o peggio a 8 bit di informazioni luma / colore.



Sensibilità ultra, la nuova frontiera, indispensabile o no?

Cattura l’avventura!

explorerDa tempo le macchine sono sempre più sensibili, per riprendere con la luce di una candela… sapete quando ho sentito questa frase?

1988 pubblicità di una delle prime spallari VHS della Philips… giusto quei trentanni fà…

Certo erano immagini con un gain (un guadagno artificiale) che neanche sui primi cellulari si vedeva… eppure per l’epoca era magia.

Oggi poi ci troviamo in una serie di situazioni contraddittorie che molti non si spiegano, macchine fotografiche ultra sensibili come le recenti Sony Alpha che spaziano oltre i 200.000 iso (parliamo di duecentomila) fornendo immagini più che decenti se presente un minimo di luce, mentre camere più professionali arrivano a 800-1600 asa le bmc, 3200 asa le Arriflex e le Red, cosa che la maggior parte delle persone non si spiegano.

Le domande che sorgono spontaneamente sono :
– perchè non lo fanno le aziende così blasonate se Sony lo fa ?
– serve veramente avere questa luminosità oltre l’umano?

Sinceramente alla prima domanda non so darmi una risposta, o meglio, posso solo fare ipotesi, relative al tipo di tecnologia che sta dietro alle cineprese, e perchè non si sente la necessità di arrivare a sensibilità così folli, dato che anche con la pellicola nel cinema ci si ferma con la 500 Asa prodotta da Kodak.

A cosa serve una maggior sensibilità di pellicola o sensore?

Il discorso potrebbe essere molto articolato, con tanti discorsi nostalgici, ma mi piace essere pratico.
Il cinema si fa con la luce, quindi a me dei discorsi di riprese in lowlight senza luci o altro non mi frega molto, soprattutto perchè raramente vengono bene anche con i sensori ultrasensibili, mancano i riflessi di luce nei punti giusti, i giochi di luce e ombra, tante cose che sembrano naturali, ma che sono finemente costruiti dai direttori di fotografia.
Un sensore più sensibile aiuta a lavorare meglio in determinate situazioni, punto …

Sfatiamo qualche mito sulla luce naturale ?

  • Il recente Revenant con fotografia del premio oscar Lubensky è stato girato in luce naturale, non ha usato luci aggiuntive…
    più o meno, ha fatto largo uso di pannelli riflettenti, ha sfruttato fuochi e luci varie naturali, e pare che durante la fase di colorgrading abbiano massaggiato parecchio le immagini per esaltare e amplificare molto i contrasti di luce e le varie tonalità delle immagini.
    Comunque, essendo un amante della Golden hour, quell’intervallo di tempo al tramonto in cui c’è una luce magica, so che si può ottenere un risultato molto vicino a quello, ma se lo poteva permettere solo Inarritu, perchè quell’intervallo dura pochi minuti… per sfruttarlo al meglio sono andati più al nord possibile per poter trovare i luoghi con una durata maggiore della Golden Hour.
  • Se ho luce, quella basta, perchè aggiungere luce?
    spesso il problema non è la quantità di luce, ma la distribuzione tra zone di luce e ombra, la direzione, che se sbagliata rovina il viso di attori e attrici, il rischio è che lo sfondo sia più luminoso del primo piano, quindi si deve schiarire il primo piano per non bruciare lo sfondo, che è brutto da vedersi
  • Se il sensore è sensibile perchè devo usare la luce?
    il sensore può essere sensibile ma non a tutta la luce, ma solo a determinate frequenze, per cui più andiamo sul low light, più si perdono alcune frequenze di colore della luce, quindi anche se il sensore è più sensibile è probabile che i colori che può catturare siano meno intensi, o peggio, che ne perda alcuni, il che significa che le immagini saranno più povere e soprattutto limitate
  • Perchè si usano pellicole meno sensibili al cinema, perchè si devono usare meno iso in ripresa se ci sono?
    per una questione di qualità dell’immagine finale, all’alzarsi della sensibilità chimica o elettronica, l’immagine peggiora aumentando il contrasto, riducendo i dettagli fini catturabili, quindi si usa sempre gli ISO o Asa nativi di un sensore o una pellicola e non si “tirano” amplificano in nessun modo. Nella pellicola per catturare maggior luce i grani devono essere più grandi e con una capacità di cambio alla esposizione più duro, quindi diventano velocemente più visibili, offrendo però un contrasto maggiore, e la cattura della luce diventa più grossolana.
    Allo stesso modo nel digitale si amplificano le informazioni, ma se queste sono poche, quando si amplificano aumenta il contrasto e quindi si evidenzia l’immagine ma anche il rumore stesso.

Update 2020 : mi fa piacere notare come certi argomenti da me trattati vengano ripresi anni dopo dal noto BlogTecnico RedSharkNews


Esposizione, Pellicola vs Digital cosa è cambiato? ma è veramente cambiato qualcosa?

Il superpotere della pellicola

I fautori della pellicola combattono sempre strenuamente sulla qualità inarrivabile della pellicola con il digitale, e spesso hanno ragione su una cosa, che la pellicola offre la qualità. Questo perchè se sei un cane a illuminare o a esporre non viene qualcosa così così come col digitale, ma uno schifo inutilizzabile…

La pellicola ha un’alta tolleranza sulle alte luci, per cui nelle situazioni in cui la luce è tanta, perdona un sacco di errori, ma dalla prima telecamera diffusa nel mondo, la parola d’ordine era… “riprende alla luce di una candela” … da schifo, aggiungerei, ma lo faceva… questo dava l’illusione di fare riprese senza luce, senza usare la giusta illuminazione.
Che poi questo fosse materiale inutilizzabile, ben lontano dal concetto di cinema e immagini di qualità, quello è un altro discorso…

La pellicola ha il merito che insegna a esporre, a non fare le riprese a caso perchè ha un costo molto alto, a non “cercare l’inquadratura” a non “proviamo mentre giriamo” e tutte quelle brutte abitudini nate con analogico e digitale dove i costi sono teoricamente più bassi.

Perchè oggi ci sono tante cineprese digitali e si vedono ancora tante immagini tanto …. digitali?

Partiamo dal fatto che il gusto visivo è cambiato, dalla fine degli anni 90 in poi si sono diffuse molto mode e stili visivi con contrasti molto alti, saturazioni forti, contrasti di colore particolari, e la pessima abitudine di postprodurre troppo colore e immagini invece di stabilire bene in ripresa il materiale.

Partiamo dal fatto che ci sono diverse scuole di pensiero dei Dop, quelli che hanno strenuamente combattuto contro il digitale; quelli che hanno accettato passivamente l’uso delle camere digitali senza conoscerle e poi in post gestirne le risultanti; quelli che hanno studiato i sensori e li hanno confrontati con le pellicole, che si sono fatti il loro DiT personale, con il quale gestiscono il colore.

Tra una telecamera e una cinepresa digitale o la pellicola, ci sono diverse differenze.

Quando si prende una pellicola negativa e la si espone alla luce, più luce cattura e più diventa densa (infatti si chiama negativo per quello), quindi la pellicola ha una maggior tolleranza alla sovraesposizione, perchè più luce più densità, più dettaglio. Mentre meno luce meno densità quindi assenza di dettaglio. E’ esattamente la stessa cosa delle cineprese digitali (Red,Arriflex, Bmd), mentre l’opposto delle telecamere dove la luce se è poca o troppa è sempre un problema perchè hanno la capacità di catturare una gamma dinamica inferiore, ovvero la gamma di sfumature tra luce e ombra.

E’ una abitudine diffusa che nell’esporre una pellicola negativa si esponga 2-3 diaframmi sopra l’esposizione media per avere una immagine più densa di dettagli, perchè il negativo regge molto bene questo tipo di informazioni.

Un sensore di una telecamera o di una DSLR quando viene usata come telecamera invece sono sensori che lavorano in modo più lineare, ovvero possono catturare una scala di luminosità da X a Y, oltre si brucia, sotto è nera. Questo vuol dire che le informazioni nelle ombre saranno più scarse, e spesso nelle luci alte si bruceranno facilmente i dettagli.

Un sensore di una cinepresa digitale si comporta in modo simile alla pellicola, quindi per avere una buona immagine la si deve esporre correttamente sulle ombre, per la maggior parte delle persone non sembra corretto, perchè vedono una immagine molto chiara o in alcuni casi bruciata, ma è come funziona il sensore cinema, o la pellicola negativa. Soprattutto che arriva dalla ripresa a 8 bit delle telecamere o delle DSLR sembra completamente sbagliato riprendere in quel modo, ma è semplicemente il modo corretto con cui esporre una immagine per estrapolare il meglio delle informazioni.

Il discorso è molto semplice:

  • poca luce poche informazioni = rumore
  • molta luce = informazioni buone nelle ombre e il resto si riporta in basso grazie alla miglior tolleranza dei sensori digitali e la registrazione di informazioni ampie di tali camere.

graficaUn’altra differenza importante tra una telecamera e una cinepresa digitale è che le informazioni di cattura sono ad un livello superiore. La più semplice delle cineprese digitali lavora a 10bit contro gli 8 bit delle telecamere classiche. Anche se potrebbe sembrare poca la differenza, significa che invece di avere 256 tonalità luminose per colore ne abbiamo 1024, e la risultante finale è uno scontro tra 16 milioni (16.777.216) di colori contro poco più di un miliardo di tonalità (1.073.741.824), ovvero 67 volte i colori di una telecamera. Avendo così tante informazioni in più abbiamo molte più possibilità di lavorazione sulle immagini anche se portate di più al limite.

Senza considerare che le cineprese digitali possono lavorare anche a 12bit raw, ovvero arrivare a oltre 68 miliardi di colori (68.719.476.736), 4096 volte i colori di una telecamera…

Quando si lavora con le cineprese digitali abbiamo un tipo di sensori particolari, con esposizione molto simile alla pellicola, che in gergo tecnico si chiama ETTR, Expose to the right, perchè esponendo si pone l’istogramma sulla destra per ottenere più densità nella parte centrale spostandola a desta.

A livello tecnico il concetto è semplice, se poca luce offre poche informazioni e quindi o viene fuori la grana pellicola, o viene su il rumore digitale col gain, invece di creare un sensore ultrasensibile (che poi diventa un problema nelle riprese diurne) è più semplice creare un sensore con una maggior sensibilità e gamma sulle luci alte, in modo che esponendo correttamente le ombre, il resto poi si abbassa, e si ottiene una immagine più ricca e pulita.


Perchè non si deve comprare una BlackMagic Cinema Camera :-D

bmcNOMolti di noi, acquistato un nuovo giocattolo diventano un piccolo “evangelist”, termine tanto caro al marketing americano per definire quelle persone che impongono un oggetto, uno strumento decantandone lodi così tanto intensamente da farli diventare miracolosi, persino quando non lo sono, o esaltando proprietà e valori che sono presenti negli stessi identici prodotti della concorrenza, ma la loro capacità sta nel far vedere che queste capacità miracolose le hanno solo i loro prodotti, distorcendo la realtà.

Personalmente ho superato quel periodo da almeno 20 anni, a me interessa il risultato, per questo motivo se trovo uno strumento più interessante cambio, non sono legato a marchi o prodotti, nè mi pagano per pubblicizzarli, e anche quando lo ero, lavorando come demo artist, imparai che l’onestà nel presentare punti deboli e punti forti del prodotto mi distinse dagli altri, perchè non volevo imporre il prodotto, ponevo in evidenza la realtà e lasciavo a chi doveva acquistare la scelta, nel tempo ha sempre dato ottimi frutti.

Perchè tutto questo discorso? Perchè essendo passato a Blackmagic come corpo macchina in tanti non comprendono la mia scelta, e oltretutto non ne parlo in modo esageratamente positivo, come se non volessi farne l’evangelist, mentre quelli che conosco devono per forza imporre le loro scelte agli altri… li pagassero almeno… ma fa parte dell’animo umano, è stato addestrato a pagare e non essere pagato per tifare :-PP

Per questo motivo amici e conoscenti utilizzatori delle videoreflex aguzzate le orecchie e leggete tutti i motivi per cui non dovete comprare una Blackmagic Cinema Camera, vi farebbe male, lavorereste scomodi e tutte le vostre abitudini sarebbero sconvolte, e soprattutto usandola poi si inizia a pretendere di più, tutto quello che non siete abituati a fare normalmente.

  1. tranne la pocket Non hanno la batteria intercambiabile, per cui dovete attrezzarvi con una o più batterie esterne, perchè per lavorare ha bisogno di tanta corrente.
  2. NON ha un sensore full frame, quindi normalmente con le lenti fotografiche si deve gestire un minimo di crop, equivalente al formato APS-C.
  3. NON ha il fuoco automatico continuo, per cui si lavora con il follow focus o con i fuochi manuali dopo aver preso il fuoco col bottone focus.
  4. Il formato di qualità più bassa che può registrare è il Prores Proxy, che occupa un sacco di spazio sui dischi, figuriamoci in raw…
  5. La qualità così alta crea file molto nitidi e puliti, quindi si è costretti ad usare lenti di ottima qualità, filtri di qualità e tutta l’attrezzatura va upgradata molto per alzare la qualità.
  6. Si lavora con solo un iso reale, 400 o 800 iso, gli altri sono fittizzi, e pochi, di solito 200-400-800 e alcune hanno anche il 1600 iso, se deve fare come con la pellicola, aggiungere luce, perchè… notizia sconvolgente, la pellicola cinema più sensibile è 500 asa!
  7. I supporti sono SSD ad alta velocità quindi costosi per registrare il girato.
  8. Non si possono cancellare le clip in camera, per evitare frammentazione del disco e cancellazioni errate, come nelle cineprese digitali professionali.
  9. La normalità è girare in raw log, quindi poi per usarlo dobbiamo imparare a sviluppare le immagini e fare un file proxy di lavorazione, pensare di montare direttamente il raw richiede risorse molto molto grandi.
  10. il monitor è fisso sulla camera non orientabile, come la 5d… è un problema…
  11. Il monitor prevede solo uno zoom 1:1 e pochi controlli, quindi fondamentale avere un monitor esterno, per fare fuochi e tutto il resto.
  12. Non ha automatismi di nessun tipo, dobbiamo imparare ad esporre, a fare il fuoco, a sapere come si lavora…
  13. Non si applica il denoise in camera, se esponiamo male e abbiamo rumore dobbiamo toglierlo in post
  14. Ha un corpo massiccio e pesante, quindi va riggata e applicata su cavalletti, bracci e slider di livello più alto per supportare un maggior peso e gestirlo al meglio
  15. Non scatta fotografie, quindi dovete usare una macchina fotografica o vi accontentate di frame estratti dai soli 8.9 mpx raw, come si faceva 5-7 anni fà.
  16. ha un microfono orrido solo per un audio buono per fare il sinc, ma nasce per usare audio esterno, infatti ha due ingressi mono bilanciati per entrare con un audio esterno professionale
  17. non ha un filtro ND integrato, lo si deve gestire esternamente…

insomma un sacco di brutte cose per gestire per chi è abituato alle dslr e alle telecamere… evitatela, poi finite col capire come si girano i film, perchè si deve pensare prima di girare ore di materiale a caso, illuminato male, di fare fuochi a caso che stanno davanti o dietro i soggetti e un sacco di altre cose…

il mio commento è naturalmente ironico, visto che ogni giorno i professionisti lavorano in questo modo per realizzare i film che ci colpiscono ogni giorno, e la maggior parte di questi commenti si adattano anche alle cineprese digitali più blasonate. Il più grande problema delle camere Blackmagic è il basso costo, quindi le prendono persone abituate al run & gun delle dslr o delle telecamere e si trovano di fronte ad una cinepresa, che è un prodotto nato con scopi diversi e finalità diverse di lavoro, che richiede operatività e conoscenze diverse. L’incomprensione che nasce da ciò è spesso causa della cattiva fama delle stesse. La mia riflessione è banale, se le usano su grandi set (e non solo come crash cam) vuol dire che hanno ragione di esistere anche ad alto livello.


Angolo focale vs lunghezza focale, quando il crop sembra un problema

Ultimamente trove troppe persone che vedono il crop nel modo sbagliato, complici le pubblicità delle varie case fotografiche e non, che parlano troppo di quello che non sanno, o che vogliono comunicare con troppa enfasi con i termini sbagliati al pubblico.

Se volete farvi una panciata di dati tecnici ho scritto un articolo dedicato al crop, questo è più un riassunto pratico e pragmatico del crop riguardo alle focali, angoli e lunghezze…

Quando guardiamo una lente, possiamo vedere essenzialmente due valori, la lunghezza focale e il diaframma, ovvero il primo valore indica la struttura e la forma della lente che indicano la deformazione prospettica con cui cattura il mondo circostante, mentre il secondo valore indica la dimensione massima di apertura delle lamelle che fanno entrare la luce in camera, questo controlla sia la massima luminosità che la riduzione della profondità di campo in modo inversamente proporzionale, cioè più è grande l’apertura minore è la profondità di campo.

Se poniamo una lente di fronte a un sensore di dimensione inferiore, in pratica la luce ricevuta non è quella totale raccolta dalla lente ma solo una parte (quella centrale), questo fenomeno è chiamato crop ovvero dall’inglese RITAGLIO, non deformatore, non distorsore, non campo di magia collettiva, solo RITAGLIO, perchè ritaglia solo la parte centrale dell’immagine proiettata.

Per questa ragione può si influenzare il secondo valore che influenza la quantità di luce catturata (prendendone solo una parte) ma non può in nessun modo alterare il primo valore, perchè non deforma la luce, lascia inalterata la curvatura delle lenti originali.

Quello che non si esprime mai è che la lunghezza focale corrisponde un angolo focale, ovvero l’ampiezza angolare che la lente cattura dal mondo.

Quando si parla di crop (RITAGLIO) di una lente 50mm quello che si ritaglia è l’angolo focale, ovvero invece di avere la focale di un 50mm avremo l’angolo focale di una lente maggiore, ma la distorsione prospettica è sempre quella del 50mm.

Quando sentite parlare di usare 35mm perchè con crop 1.6 si avrà un 50mm state lontani dal sito, dal video, dalla persona, perchè significa che ignorano i principi base di ottica e di fotografia.

Come si sceglie una focale?

dipende da ciò che volete ottenere, il 50mm offre la distorsione prospettica uguale a quella della visione umana, quindi offre una immagine naturale, se scende verso i grandangoli, essi danno maggior enfasi alla prospettiva, quindi in movimento gli oggetti, soprattutto quelli laterali sembreranno muoversi, fuggire più rapidamente, e se vi avvicinate agli oggetti andranno a distorcersi. Se salite verso i teleobiettivi le prospettive si schiacciano, gli aggetti sembrano più vicini tra di loro e quindi a seconda di quello che si vuol far sembrare possono aiutare a rendere anche più piacevoli ritratti e immagini.

Naturalmente nella scelta della focale c’è sia un discorso estetico che un discorso di gusto, io non amo i grandangolari spinti, che trovo troppo televisivi, ma c’è chi ne ha fatto il suo stile vincendo tre oscar (Emmanuel Lubensky), quindi ci sono diversi fattori in gioco. Di sicuro se si fa un ritratto con un grandangolare il risultato può essere grottesco, ma se voluto… va bene… in questa immagine si vede molto bene come la distorsione del grandangolare possa alterare la forma del viso, eppure la persona è la stessa.

La focale fa la differenzaNon significa che non si debbano usare, anzi, ci sono registi che amano quel tipo di visione come il grande Terry Gilliam, che spesso usa grandangolari per enfatizzare le prospettive, oppure Samuel Raimi che nacque con grandangolari molto spinti nelle sue prime produzioni per necessità sia di costi che di gestione degli spazi, e innamoratosi di quel tipo di estetica si è portato questa estetica lungo il suo cammino a Hollywood.
Altri come Hitchcock aveva preferenze sul trittico classico 35mm, 50mm, 85mm, e saltuariamente agli zoom, abituato anche alla produzione televisiva massiva, un regista avanti con i tempi senza sacrificare la qualità dei suoi progetti.

Qui potete trovare una serie di esempi di come il crop non sia realmente un problema.


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