Tutto è possibile

Autore: carlomacchiavello Pagina 30 di 39

Partiamo … dalle cose sbagliate…

Durante uno dei miei corsi, è nata un’idea, una cosa banale che però non è troppo banale… partire dagli errori invece che dalle cose giuste.
Uno dei miei principi di docenza si fonda sulla presentazione della tecnica corretta di utilizzo degli strumenti, e degli errori classici che si fanno, e come risolverli. Penso che sia troppo facile presentare le cose che funzionano, sempre e comunque, e poi quando uno ha finito il corso e si trova di fronte al computer e al software, quando sbaglia qualcosa, quando dimentica un passaggio o un principio base e accade qualcosa di inaspettato, allora ci si blocca o si perde entusiasmo.
Per evitare questo tipo di problema tendo a far vedere e porto gli studenti a sbagliare, spiegando l’errore e facendo loro correggere quell’errore, in questo modo rimane impresso l’errore e aiuta le persone a non farlo. Ho pensato che sarebbe interessate sviluppare un canale di training all’errore, per aiutare le persone ad affrontare e correggere gli errori classici in determinati approcci di lavoro. Troppo spesso vedo tutorial, articoli e documentazioni errate che trasmettono e diffondo informazioni errate.

al giorno d’oggi, dove tutto è a portata di mano, parlo dell’informazione, è diventato tutto troppo apparentemente troppo facile da raggiungere, e quindi ci si impigrisce, perchè la risposta tipica è “tanto basta che apro google e so quello che mi serve…”

verissimo, anzi sono uno dei primi fautori di google, ma … chi vi dice quali siano le fonti più autorevoli? chi vi dice che le informazioni più diffuse siano quelle corrette o quelle più efficienti per il vostro tipo di lavoro? Non sempre quelle più evidenti sono le migliori, anzi … sono solo quelle più spinte da chi sa fare bene web marketing.

per farvi un esempio parallelo, ho notato come al supermercato ci sia una bibita in lattina, che venduta in singola lattina è più economica che nella confezione da 4… basta guardare il prezzo al litro (scritto molto in piccolo sull’etichetta dello scaffale) e scoprirete che la confezione da 4 costa 20 centesimi in più che prendere 4 lattine separate, praticamente pagate 0 centesimi il cartone che unisce le 4 lattine, lo stesso cartone che strappate e buttate via per metterle in frigo… le informazioni ci sono, ma in grande vedete il prezzo singolo e della confezione, ma non ho visto nessuno leggere il prezzo al litro che rende evidente la differenza di costo tra i due prodotti…


Data astrale 21.07.1973

imagesSono cresciuto con tante serie televisive, tanti film, tanti cartoni, ma una in particolare è rimasta nel mio immaginario e in quello di milioni di altre persone: Star Trek.
Una serie televisiva fantastica, dove ogni episodio proponeva tematiche differenti e storie completamente differenti, affrontate in modi poco convenzionali e molto pratici: con delle scazzottate…

La cosa divertente è che Star Trek, nonostante il nome non è una serie di fantascienza, ma lo stesso creatore, Gene Roddemberry, per vendere la serie in periodo in cui i network compravano solo storie Wester di cowboy, la propose come le avventure di coloni nello spazio. Una serie in cui le astronavi si videro poco, ma si videro molti corpo a corpo, molte situazioni si risolvevano a cazzotti, colluttazioni e prove di forza.

Una serie televisiva che con il cavallo di troia dell’ambientazione spaziale e futuristica potè sdoganare molti tabù per l’epoca : un equipaggio multietico con persone di colore, asiatici, russi, scozzesi etc; il primo bacio interazziale della storia della televisione e molto altro ancora…

Cito questa serie televisiva (le prime stagioni, di Kirk and Company) perchè ha dato un particolare imprinting al mio vedere lo spazio, che è basata su storie concrete, insegnamenti e valori come Onore, Coraggio, Sacrificio, Amicizia, Lealtà.
Praticamente il contrario di ciò l’ha seguita, ovvero la maggior parte degli altri telefilm e film di fantascienza che si basano su battaglie di astronavi, tanta tecnologia futile e poca storia concreta, pochi insegnamenti, la mancanza di valori…
E tutto questo sono sicuro che non sia un caso, visto come sta andando il mondo e come ci si forma culturalmente oggi.

Un aneddoto, la data stellare con cui si aprivano gli episodi, era inizialmente un numero casuale, anche perchè non si dava ancora importanza alla continuity, ma dopo fu calcolata in modo matematico: trovate qui le indicazioni su come calcolare la vostra data stellare

Perchè parlo di questa serie TV? perchè in omaggio a tale serie, da oggi il mio blog raccoglierà gli articoli sotto la tag “diario di bordo” ove non siano di qualche utilità tecnica, pratica, recensioni etc…


Dal passato con furore…

Chiunque mi conosca sa che ho una certa passione per le lenti vintage.

Acquistare una lente vintage significa rinunciare nella maggior parte dei casi agli automatismi, il che non è un male, se per usarle non si ha fretta o non le si vuol usare per fotografia o ripresa sportiva. Per quanto mi riguarda le lenti vintage a me servono per fotografia e ripresa in condizioni più o meno controllate, e quindi non sono interessato agli automatismi, anzi spesso li disabilito per avere il controllo.

Perchè una lente vintage, vista la vasta gamma di lenti che le case fotografiche offrono oggi?

oggi vengono vendute lenti a 80-100 euro che non valgono neanche i fondi di bottiglia, ma poste su camere che le riconoscono, che correggono in camera i difetti, e contrastano, rendono nitide in post, per molte persone possono essere una buona base di partenza. In passato non esistevano prodotti di bassissimo livello, perchè la pellicola non perdonava certi difetti, e la camera non poteva rielaborare le immagini, quindi molte lenti partivano già da un buon punto di partenza a livello qualitativo.

Le lenti vintage a seconda di chi le vende e dove le si comprano possono essere un ottimo affare a livello di rapporto qualità prezzo delle lenti.
Il fatto che lavorando solo in manuale diventano inutili o poco comode per molte persone, il corpo in metallo pesante per altri, che preferiscono i “plasticotti” leggeri, spesso si trovano occasioni sui mercatini, nelle aste di usato e on line.

Naturalmente esistono anche nel vintage lenti poco attraenti come qualità, tutto sta nel sapere cosa si cerca e dove si mettono queste lenti. Se si punta su marchi noti come Leica e Zeiss si ha la certezza che qualunque lente sarà al minimo di ottima fattura, poi ci sono diversi marchi russi che usavano lo stesso schema e tipo di lenti di Zeiss, ma con prezzi più popolari, e li a seconda degli obiettivi si poteva avere dei piccoli gioiellini o dei prodotti di media fattura. Altri marchi come Nikon, a seconda della lente e del periodo, offrono interessanti prodotti.

Volendo posizionare queste lenti su sensori moderni, non dimentichiamo che devono essere lenti di qualità per essere in grado di risolvere abbastanza informazioni per fornire ai sensori moderne dettagli sufficienti per costruire delle belle immagini, quindi la scelta deve andare di conseguenza su lenti di un certo valore.

Cosa mi offre in più una lente vintage?

mi offre le sue imperfezioni, la sua unicità.
Una lente moderna è creata in totale automazione, per cui se prendo 10 50mm 1.2 di un certo marchio so che intercambiandoli avrò lo stesso identico risultato, mentre se prendo anche due lenti vintage, prodotte parzialmente da opera artigianale, avrò dei risultati differenti, anche di poco ma avrò un qualcosa di personalizzato. Si narra che lo stesso Kubrick, fanatico ed esperto di fotografia, avesse chiesto a Zeiss diverse lenti dello stesso tipo, per scegliere e comprare quella che preferiva per ogni focale, così che fosse la sua lente, la sua scelta visiva.

Quale scegliere?

quelle che ci piacciono di più… io mi sono innamorato del look delle Nippon Kogaku, una serie prodotta dalla Nikon, prima che prendesse il marchio Nikon tra gli anni 50 e 60, lenti particolari, prodotte tutte in metallo pesante, grandi lenti limpide che offrono una luce pulita e morbida, pur lasciando molto dettaglio al loro interno.

Totalmente meccaniche si possono adattare all’attacco canon in modo facile e rapido con un anello, oppure se si vuol fare un lavoro fatto bene, l’azienda di barcellona chiamata Leitax crea baionette da sostituire alle originali, così avremo un saldo e robusto attacco nativo per canon.
Una alternativa disponibile per le conversioni delle sole lenti Canon FD è l’americano EDMIKA, che ora ha aperto un centro di conversione anche in Europa.

Il particolare coating di queste lenti non protegge troppo dai flare se riprendo direttamente la luce o in controluce, creando aloni attorno agli oggetti in controluce e particolari riflessi che trovo più interessanti e meno asettici delle lenti moderne, che nel tentativo di rendere perfette le immagini si adoperano per togliere il più possibile di questi difetti, che però danno un certo sapore alle immagini.
Mi fa sorridere l’idea di come si scelgano lenti moderne per evitare flare e aloni, e poi ci si adoperi in vari modi per aggiungerli in postproduzione, sia perchè lo trovo uno spreco di tempo, sia perchè alla fine dato che tutti quelli che li aggiungono in post, essendo dei preset, saranno tutti più o meno uguali, mentre con le lenti vintage quel tipo di comportamento è reale e quindi sarà differente ogni volta che si farà una ripresa.

Le foto che vedete qui sopra sono fotogrammi raw catturati con un sensore s35 4k, praticamente come una fotocamera 8,9 megapixel 12bit raw, che alternano un semplice 35mm 2.0 ad un piccolo gioiello, l’85mm serie H 1.8 della Nippon Kogaku, una lente per la quale l’ingegnere ottico prese la massima onorificenza dall’imperatore del giappone per il lavoro svolto nella qualità ottica e costruttiva; quante lenti oggigiorno possono vantare un simile background?

Un altro marchio che mi ha offerto tante soddisfazioni sono le lenti della serie Minolta rokkor MD, ho un 50mm 1.4 che usato con mirrorless mi ha offerto tante soddisfazioni sia come luce che nitidezza, di fronte ad una lente comprata usata per meno di 90 euro.

Un altro marchio molto interessante è Voigtlander, che produceva e produce lenti di altissimo livello, in vari mount, tra cui un mount molto interessante che è il Rolley QBM, il fattore interessante di questo mount è che è molto semplice ed economico adattarlo all’attacco EF canon, basta acquistare una economica baionetta, svitare le tre viti posteriori della lente, togliere il vecchio mount e mettere il nuovo, riavvitare e a questo punto la lente è pronta per essere saldamente unita con moderne camere.

Posseggo uno splendido voigtlander Ultron 55mm 1.4 AR che offre una luce e una definizione spettacolare anche sui moderni sensori, sia al centro che lateralmente anche a tutta apertura. Questi sono fotogrammi estratti da test eseguiti con la lente modificata e montata su una Blackmagic Production Camera 4k, pur vedendo solo dei jpeg è possibile comprendere la qualità offerta da una lente che ha più di 40 anni.

Naturalmente so che ci sono molte lenti Leica e Zeiss di qualità più alta di queste, ma parliamo di costi ben più alti che non avrei potuto affrontare, perchè anche se vintage, invece di perdere valore nel tempo, quelle lenti si sono accresciute di valore.

L’uso delle vintage è una moda o una reale necessità?

personalmente posso dire che ho una doppia ragione, da un lato parlo di un lato economico, perchè posso acquistare lenti vintage di una qualità che non potrei affrontare nelle controparti Zeiss moderne; da un altro lato il mio gusto visivo trova più soddisfazione nell’usare questo tipo di lenti che le asettiche e ultra taglienti lenti moderne, che trovo spesso anche troppo contrastate (non parlo di dettaglio, ma di contrasto luce ombra) per i miei gusti.

Che poi sia di moda in vintage e si cerchi di riprodurre i difetti dei filmati amatoriali del passato, quello è un discorso diverso, ad esempio la moda lanciata dalla Lomo, e la moda della lomografia, macchine e lenti con difetti voluti per simulare le brutte foto o i brutti sviluppi del passato è un tipo di gusto visivo che nasce dalla noia della perfezione moderna, dove chi sa che può riprodurre mille volte lo stesso risultato cerca l’originalità nel finto difetto, o vero difetto. Il che, mi ripeto, lo trovo ironico e divertente in un mondo in cui ci sono persone che cercano la perfezione assoluta, il risultato perfetto e la definizione perfetta.

Leggendo una intervista al leggendario Roger Deakins, ho visto che anche lui, nel campo cinematografico ha una netta preferenza alle lenti prodotte più nel passato che in quelle moderne per un certo modo in cui catturano la luce, e decisamente lui non ha problemi nel scegliere di noleggiare una lente più moderna da una prodotta 20 o 30 anni fà per una cinepresa seria.


Blackmagic Production camera 4k

designLe camere Blackmagic dal 2012 stanno sconvolgendo il mercato, dopo la prima 2.5k con un sensore s16 l’azienda ha lanciato diverse altre camere per affrontare diverse fasce di prezzo, fasce di produzione, ambiti di lavoro.

Per una serie di combinazioni fortunate ho per le mani una BMP4K che mi sta dando tante soddisfazioni in tanti ambiti, da quello più complesso a quello più semplice della ripresa in stile camera ENG.

Su queste macchine sono nati tanti miti, sia perchè sono apparentemente “economiche ” (la 4k costa poco più di una 5d MKIII) e quindi accessibili anche ai newbey del cinema, sia perchè molte persone hanno avuto la pretesa da una Cinema camera come una telecamera amatoriale, ovvero tutta in automatico, avendo risultati poco entusiasmanti.

Essendo più economica di una controparte come Red o Arriflex tante persone hanno potuto acquistare la camera, ma senza la preparazione, o la voglia di imparare ad usare una Cinema camera, ovvero un prodotto che nasce per il cinema, con tutto ciò che ne consegue.

Il fatto ironico è che la maggior parte dei difetti che vengono imputati alla camera sono gli stessi che si possono trovare su camere professionali da una decina di volte il suo prezzo, ma in quel caso non si trovano tanti lamenti, ma al contrario si guarda l’estrema qualità che offrono queste macchine. Il problema vero è solo ignoranza sul prodotto, sul tipo di prodotto che gli utenti hanno per le mani, quindi si cercano funzioni o automatismi tipici dei prodotti amatoriali o semiprofessionali che non esistono sulle cineprese digitali.

Mito 1 : economica = non professionale

Molte persone sentendo il prezzo di base della camera la scambiano per una fotocamera e quindi la considerano più un giocattolo che una cinepresa. Partiamo dal fatto che la camera da sola non serve a nulla, quindi oltre alla camera si deve investire una cifra superiore a quella della camera stessa per renderla operativa aggiungendo ad essa come minimo le seguenti componenti :

  • cage per gestire l’ergonomia della camera >150€
  • supporto batteria v-lock o g-mount > 150€
  • batteria g-lock v-mount 100 w > 200€
  • microfono pro >200€
  • recorder esterno / amplificatore audio > 300€
  • ssd certificato 480gb (20 min raw -> 4 ore proresHQ) 250€
  • zoom luminoso serio stabilizzato 2.8 minimo > 1200€
  • Filtro ND variabile serio (per esposizione corretta) 200€
  • Filtro IR per gestire IrPollution in situazioni complesse 180€
  • cavalletto base ma stabile >750€

quindi l’investimento minimo è di circa 7000€ ben oltre la classica vDSLR o la telecamera media base, per cui proprio giocattolo non la definirei…

Se poi una persona vuole lavorare con più qualità, a questi elementi si devono aggiungere :

  • Monitor serio SDI in Hd >500€
  • Filtri ND a lastra pieni e sfumati
  • Lenti prime 35mm-50mm-85mm-135mm  >400€ per lente

Però chi arriva dal mondo Run&Gun delle VDSLR non si rende conto che si devono prendere un minimo di accessori ed elementi per rendere operativa la camera, nè accetta che se si vuol passare dalla serie C alla serie B si deve investire non solo soldi, ma anche tempo, studio, esperienza per usare al meglio il nuovo mezzo.

Mito 2 : la batteria dura poco e non si può cambiare

Molte persone che vengono dalle telecamere amatoriali o dalle fotocamere sono perplessi da questa scelta, che è comune nel mondo professionale, perchè la batteria interna non è una batteria da produzione, ma di sostegno, ovvero serve a mantenere operativa la camera quando si passa da una batteria esterna all’altra.

Le camere professionali usano sempre e solo batterie esterne, perchè montare una batteria interna di grande capacità appesantirebbe troppo la camera, e la renderebbe troppo ingombrante. Al contrario in caso di uso di Gimbal o strumenti in cui serve la camera più “free” la batteria interna consente in tante situazioni di agire dove una normale cinepresa sarebbe troppo ingombrante con una batteria aggiuntiva.

Mito 3 : ha pochi iso, non va bene per le situazioni LowLight

Le camere Blackmagic Design nascono con poche simulazioni di iso, solitamente 200-400-800 e alcune hanno anche il 1600 iso.
La scelta tecnica è evidente per una persona che ha sempre lavorato con la pellicola, mentre è incomprensibile per chi arriva dal video.
Un sensore, tranne che per alcune eccezioni, ha solo una sensibilità, mentre le altre sono solo elaborazioni digitali delle informazioni catturate dal sensore.

La BMPC4K è una camera che nasce a 400 iso, dove esprime il meglio della gamma dinamica, quando si lavora in low light

porto di santa margherita ligure di notte

Esempio di shooting a 400 iso

BMD ha fatto la scelta più efficace, catturare tutto il possibile dal sensore e poi decidere in post con calma quanto tirar su, come e quanto ridurre rumore, etc.
Per la simulazione dei diversi iso ho approfondito i vari principi di lavoro in un altro articolo.

Il vero problema di avere pochi iso disponibili nella scelta (che quasi nessuno in realtà vede, ma è reale) quando si riprende in lowlight, potendo solo arrivare a 800 iso come simulazione, diventa più difficile fare il fuoco manuale, anche con il focus peaking, mentre in camere dove abbiamo la simulazione di iso maggiori, è più semplice vedere per mettere a fuoco con poca luce, mentre con la BMPC4K o si ha un monitor esterno con lut e simili o diventa complicato, ma si fa, come si è sempre fatto con le cineprese in 100 anni di cinema, non a caso nel cinema a lato cinepresa c’è un misuratore di distanza digitale per i fuochi.

Mito 4 : produce file troppo grossi da usare

beh questo è il mito che mi fa più ridere… si compra una cinepresa digitale per avere qualità e poi si pretende che registri dei file compressi come l’h264 o h265… rovinando tutta la qualità che può offrire…

Comunque oltre al Raw, che effettivamente richiede spazio e potenza per lavorarlo la stessa camera può registrare in diversi formati prores molto più parchi nello spazio occupato pur mantenendo una qualità molto alta.

Dal 4k si può passare al formato fullHD che è di ottima qualità perchè è un downsampling del segnale 4k che arriva dal sensore, quindi con un dettaglio e una nitidezza incredibili occupando comunque uno spazio ragionevole.

Se si spende 7000 € per una camera e poi non si spende qualche centinaio di euro per gli hard disk del girato… cambiate mestiere…

Mito 5 : non scatta fotografie

Per forza è una cinepresa!!! se è per quello non va su internet, e non fa un buon espresso…
anche se la maggior parte delle telecamere scattano fotografie, spesso di qualità non eccelsa, non è molto assennato comprare una cinepresa per scattare fotografie…
E’ un commento fatto da chi arriva dalle vdslr, e mi lascia perplesso… a quel punto potrei rovesciare la domanda, se compri una fotocamera da 2500 euro perchè non fa bene i video in fullHD e 4K (A7 series esclusa) ?

Comunque se una persona volesse usare la BMPC4K come fotocamera, e si adattasse ad una ergonomia non adatta a questo scopo, basta mettere la camera in modalità raw, scatto in timelapse a 1minuto, e usare il bottone d’azione anteriore per lo scatto.

Di contro si può pensare alla BMPC4K come una delle poche fotocamere al mondo da 8.6 megapixel che può scattare raffiche di 30 fotogrammi al secondo per lo spazio disponibile sulla memoria, cosa che nessuna dslr può fare…

Personalmente ho una fotocamera per fotografare, una cinepresa per riprendere, ad ogni oggetto il suo scopo dove si esprime al meglio.

Mito 6 : ha un sensore piccolo per sfuocare

La BMPC4k ha un sensore s35 standard come Alexa e Red, quindi nel formato 35mm cinematografico, con le ottiche si comporta esattamente come si comporta una cinepresa di fascia alta; la ricerca dello sfuocato ad ogni costo è una moda moderna nata con le riprese fatte con le fullframe, dove la profondità di campo viene ridotta in modo esagerato e incontrollabile in una ripresa in movimento.

Non è un caso che il cinema sia stato per la maggior parte delle sue incarnazioni un formato 35mm, mentre il formato 70mm è sempre stato relegato a poche produzioni e in situazioni più particolari. Una dimensione di piano focale troppo grande costringe l’uso di diaframmi molto chiusi per poter gestire agilmente la profondità di campo sia nello statico ma soprattutto in movimento, ma chiudere troppo il diaframma può comportare il problema chiamato diffrazione che fa perdere nitidezza nell’immagine.

Col salire della risoluzione si deve andare di pari passo con la dimensione del sensore, ma se a livello pratico sensorre più grande uguale più luce, sensore più grande risoluzione più grande significa spesso incorrere nel problema della diffrazione.

Se volete approfondire il discorso dei formati della pellicola e dei sensori potete leggere questo articolo, mentre a riguardo dei vantaggi e svantaggi dell’uso di sensori di dimensioni grandi e piccole le trovate in questo altro articolo. Con l’esclusione di Barry Lindon dove Kubrick fece fare delle lenti apposite molto veloci, si tende a usare diaframmi più chiusi per non far impazzire i fuochisti e avere spazio di movimento.

Mito 7 : non ha un Nd integrato

Normalmente le telecamere hanno filtri ND integrati e non le cineprese, Blackmagic ha fatto una scelta ben precisa, ottimizzare i costi creando un corpo macchina cinema, con le logiche del cinema, nessun Dop serio userebbe un Nd interno se può scegliere un Nd esterno, magari sfumato e di qualità molto più alta.

Allora lo stesso tipo di difetto lo si può imputare  a macchine più costose come Red o Alexa, ma nessuno sembra lamentarsene…

Mito 8 : non si possono cancellare le clip, riempirò il disco subito

vero, anzi verissimo, perchè come in altre camere professionali è impedita la cancellazione per due ragioni tecnico pratiche molto importanti :

  • si evitano cancellazioni accidentali di clip da parte dell’operatore o altre persone attorno alla camera
  • si evita la frammentazione del supporto con continue cancellazioni di clip e riscritture. Fondamentale quando si registrano dati raw a quasi 20 gb al minuto…
    La frammentazione causerebbe sicuramente rallentamenti nella registrazione, e/o fotogrammi saltati durante la registrazione

Il problema di riempire i supporti è proprio relativo ai videomaker, o chi è nato col nastro (me compreso) perchè abituati a supporti molto economici si tende a sprecare registrando il superfluo, e quasi a caso nella speranza di azzeccare qualcosa di migliore nel riprendere di più.

Nel cinema non si possono registrare di nuovo le pellicole, si impressionano una volta sola, se si sbaglia, si butta la pellicola… Usare gli ssd con le Blackmagic Camera segue lo stesso principio, non si butta nulla, ma prima di fare una ripresa una persona deve pensarci bene e fare al meglio.
Più che un limite lo vedo come l’opportunità di lavorare al meglio per quello che si vuol fare, per imparare a inquadrare e riprendere meglio.

Mito 9 : è una camera rumorosa

Per fortuna.. come lo sono anche Alexa e Red quando non sono esposte correttamente, o una pellicola sottoesposta… La camera nasce IN TUTTO e per TUTTO una camera votata alla postproduzione, e la riduzione rumore è un processo da fare BENE in postproduzione, farla in registrazione è una necessità delle riprese Run&Gun, ma nel cinema si cattura il materiale al meglio e poi solo dopo si andrà a manipolare, campionare e rimuovere il rumore scegliendo per ogni inquadratura i settaggi migliori, senza perdere di definizione.

Inoltre è importante sapere che la camera è una macchina che deve lavorare in ETTR, ovvero una camera che si espone guardando l’istogramma e spostandolo dal centro un po’ a destra, in modo che si avrà l’immagine più pulita e definita possibile.

L’esposizione ETTR che molti fotografi già conoscono, sia moderni che utilizzatori della pellicola, spesso è poco compresa dagli utilizzatori classici di camere e telecamere.

Il concetto è molto semplice, per avere una immagine pulita senza rumore si deve offrire un minimo di xx informazioni luminose, quindi si apre il diaframma, si illumina, si gestisce l’esposizione per far si che le parti più buie abbiano più luce possibile senza mandare in saturazione le alte luci, poi in post si riportano le informazioni dell’istogramma nella posizione corretta, con la differenza che saranno più pulite.

https://youtu.be/NJQjGr1HNRY

Dato che sia il raw che il prores 10bit offrono maggior spazio di azione, registrare immagini un po’ sovraesposte (ma non clippate) offre la possibilità di catturare immagini più pulite, che verranno equilibrate a posteriori.

C’è un interessante articolo sull’ETTR sul blog di un filmaker molto in gamba Tom Majersky, per comprendere bene come funziona e come usarlo al meglio.

Mito 10 : non registra l’audio bene

La camera nasce con un micro microfono giusto di riferimento, poi ha due ingressi audio bilanciati per introdurre un segnale audio stereo di qualità. grazie ai ricenti firmware (dell’ultimo anno) è stata ottimizzata per registrare da microfoni esterni o attraverso recorder esterni un segnale audio di più che discreta qualità, visto che comunque cattura audio a 24bit 48 khz… Volendo si può collegare un microfono direttamente agli ingressi bilanciati, ma come per molte altre camere è meglio mettere in mezzo tra microfono e camera un amplificatore di segnale, o personalmente ho fatto la scelta di un recorder esterno Tascam dr-70, che fa sia da amplificatore che da recorder a 24bit 96khz, con canali separati (4) per cui ho sia una buona copia in camera dell’audio per il sinch automatico, sia un sistema di cattura e audio di alta qualità.

Potrei girare l’affermazione dicendo che tranne le vdslr panasonic le altre vdslr hanno un audio scarso e spesso non hanno neanche l’ingresso per l’audio serio da microfoni esterni…

Quali sono invece le informazioni che molti non sanno, e che invece sarebbe importante che i futuri acquirenti di una camera del genere dovrebbero sapere?

    • la camera nasce con lcd posteriore a bassa risoluzione per una visione veloce e il controllo touch delle funzioni, avere un monitor esterno di qualità per fuoco e gestioni generali è fondamentale.
    • la camera nasce per fare riprese votate alla post, se la si vuol usare Run&Gun esprime il suo meglio in FullHD proresLt dove tra scalatura e compressione il rumore è sparito nella maggior parte delle situazioni, e usando la curva Film si lascia ancora spazio alla post colore, mentre se si usa la curva Video, si ha già immagini di ottima qualità per montarle e usarle direttamente, essendo comunque dei file a 10bit.
    • per registrare un audio buono è fondamentale introdurre un segnale di un microfono amplificato direttamente o con un amplificatore intermedio beachtek o simili, come si fa con le dslr, per avere un buon rapporto segnale rumore
    • non tutte le ottiche canon compatibili sono supportate completamente, in particolare quelle che non hanno acquisito da canon gli schemi di costruzione delle ottiche e dell’elettronica, ma hanno fatto reverse engeneering (non faccio nomi, ma nell’ambiente e con una ricerca google si scopre), in quei casi la stabilizzazione potrebbe non essere supportata, come anche il fuoco automatico o il controllo diaframmi. Con l’uso delle ottiche native canon in generale si ha compatibilità quasi totale.
    • nascendo come cinema camera, anche riggata, è comunque una camera massiccia e che per le riprese in movimento richiede un certo tipo di attrezzatura per essere “mossa” in libertà.
    • il meglio dello sviluppo dei file avviene con DaVinci Resolve, che viene fornito in licenza full con la macchina, in particolare i file raw, ciò che si può estrarre dai file raw con davinci, per quanto si usino altri software evoluti, non si estrae tutta la gamma tonale, e comunque non con la stessa semplicità e pochi click.
    • come indicato nel mito 9, si deve sapere come va esposta, ovvero dato che il sensore lavora come la pellicola, si deve saper gestire al meglio il tutto, per poter estrapolare il massimo della qualità, se l’esposizione viene gestita in modo normale il sensore non riceverà il massimo della luce che serve e quindi i risultati saranno sempre di qualità più scarsa. Questa camera preferisce lavorare in ETTR, se non si applica questo sistema di esposizione le immagini saranno oltre che più piatte, più rumorose di quello che serve, inutilmente, meno dettagliate e povere d’informazioni nelle ombre.
  • la camera, come Alexa e Red soffre di IR pollution, quindi usando i filtri ND per ridurre la luce di giorno (perchè il problema non è quando manca luce, ma quando ce n’è troppa) si deve usare un filtro ircut che tagli le frequenze da 680 nm per evitare che i filtri neutri più forti diano una una dominante rosso marcino alle immagini.


LUT cosa sono e a cosa servono.

lut-buddyCosa sono le LUT?

ci sono tanti modi di spiegare una LUT, più tecnico o più pratico, a me interessa spiegare il lato pratico, per il lato tecnico basta una ricerca su Google e trovate mille e più pagine tecniche che vi spiegano cosa sono fino alla formula matematica che le descrive.

Una LUT Look Up Table è praticamente una tabella, un preset che prende i colori di una immagine, di un filmato, e li corregge secondo i valori contenuti nello schema della LUT.
Internamente ci sono tabelle a 1, 2, 3 dimensioni che prendono il valore del colore originale e lo cambiano in un altro valore; le LUT 3D sono quelle più precise, perchè descrivono la trasformazione del colore in modo più dettagliato secondo lo spettro cromatico più esteso, se nella modalità 1D è una tabella valori in cui 1 diventerà 1.22, nella lut 3D cubica abbiamo uno scostamento sui tre assi del colore e quindi avendo una descrizione più dettagliata, sarà più precisa la correzione che la LUT andrà ad applicare.

A cosa servono le LUT?

Le LUT servono a tre scopi diversi, a seconda di quando si applicano tali correzioni.

LUT da set/Monitor : girando con camere che lavorano girando il log o in raw, il materiale se rivisto direttamente sarebbe strano, desaturato, piatto come contrasti, quindi spesso si usano monitor che al volo applicano una LUT per mostrare il materiale secondo una visione più “tradizionale” ad esempio il rec709 che è lo standard video.

LUT di sviluppo : sia sul set che magari dopo, si creano delle LUT per fissare un certo tipo di correzione dell’immagine originale per fissare l’estetica dello shot che viene fatto, in modo che il Direttore di fotografia possa al momento verificare l’effetto generale della ripresa fatta, che dare delle indicazioni in modo che chi si occuperà della fase color grading abbia una indicazione precisa di cosa il Direttore di Fotografia intendeva catturare sul set.

LUT di Postproduzione : si carica o si crea una tabella di correzione per dare un particolare look alle immagini partendo da LUT che simulano il tipo di risultato che si avrebbe in “determinate condizioni” ad esempio le Lut che simulano i diversi tipi di pellicola emulano come i colori e i contrasti si altererebbero in funzione della stampa su quel tipo di pellicola.

per far soldi … vendendo dei preset che forse potranno funzionare, su alcune immagini…

Perchè non funziona la LUT che sto applicando?

La spiegazione è molto semplice, la LUT funziona sempre, è l’immagine a cui la diamo in pasto che non è adatta.
Contrariamente a quello che pensano in molti, le LUT nascono come preset di correzione del colore, sviluppate su immagini di tipo X, quindi le LUT vi forniranno quel tipo di risultato SOLO se voi le applicherete ad immagini con lo stesso tipo di contrasto e densità di colore, altrimenti i risultati possono essere di ogni tipo. Le LUT sono SOLO delle tabelle di allocazione del colore, ma non possono essere senzienti, ovvero non sanno quale sarà il risultato finale, solo di quanto cambiare il tutto.

Come faccio a far funzionare una LUT?

domanda semplice, risposta molto semplice, olio di gomito, si deve alterare l’immagine sorgente PRIMA di applicare la lut in modo che sia il più simile possibile all’immagine originale usata per creare la lut, questo farà si che il risultato finale sarà il più vicino possibile a quello che ci si aspetta dall’immagine dimostrativa della LUT.

Perchè una immagine NON vale l’altra quando applico le LUT?

se una immagine ha un contrasto alto o basso, la LUT scosterà i colori in modo diverso.

qui potete vedere un esempio di come una immagine LOG o in modalità video rec 709 per la una LUT Kodachrome siano sbagliate, e quindi da una delle due ho dovuto creare una immagine ad hoc per poter ottenere un risultato più naturale da quella LUT.

completoIl file Log non è abbastanza flat, il file rec 709 è troppo contrastato e troppo saturo, mentre per far funzionare correttamente la lut ho dovuto decontrastare il log, ma saturarlo un po’ di più dell’originale. Quindi diventa evidente che quando si usa una LUT più “aggressiva” di un semplice sviluppo delicato, spesso è necessario mettere in mezzo un livello di correzione per far funzionare la lut nel modo corretto, lavorando sul contrasto e sul colore, perchè spesso la tabella è troppo forte o poco forte.

La Lut deve essere pensata più da un punto di partenza, che un punto di arrivo, per cui può essere interessante per la manipolazione delle immagini, ma non la si deve pensare come una bacchetta magica, non trasforma in pellicola le immagini che gli date in pasto alle Lut, ma aiutano lo sviluppo delle immagini per arrivare ad un determinato risultato.

La free Lut per simulare la cara e vecchia Kodachrome è un dono fatto dal cinematographer Frank Glencairn, la potete trovare sul suo blog in questo interessante Articolo sullo sviluppo del colore in stile kodachrome.

Come le lavoro le immagini prima delle LUT?

con qualunque strumento che vi permetta di vedere in realtime le applicazioni di Lut e correzione colore in contemporanea, ad esempio lo strumento LUMETRI di premiere dalla CC2015 in poi, che contiene la possibilità di caricare le LUT in due punti diversi, sia per lo sviluppo base e poi per lo sviluppo creativo, e la cosa interessante è che nello sviluppo creativo i programmatori di Adobe hanno introdotto controlli di regolazione colore come lo “sbiadito” e vividezza; sbiadito è la traduzione un po’ grossolana di bleach pass, il candeggiante, che aiuta l’applicazione delle LUT rendendo più “flat” piatta l’immagine riducendo contemporaneamente sia la saturazione che il contrasto; la vividezza è uno strumento che aumenta il colore inversamente al valore della saturazione degli elementi, oppure toglie colore in modo direttamente proporzionale alla quantità di saturazione degli elementi, molto utile per uniformare i valori di saturazione dell’immagine, riducendo gli eccessi e i contrasti di saturazione che complicano l’applicazione delle LUT e tutte le altre lavorazioni di correzione colore.

Su photoshop ad esempio le LUT si applicano come livello di regolazione, per cui possiamo inserire prima del livello di LUT due livelli di regolazione di valori tonali e vividezza e controlliamo agilmente l’immagine vedendo anche quanto la LUT la cambia e “dosiamo” l’intervento della lut stessa.

Posso applicare le LUT ad ogni tipo di immagine?

Le lut nascono per lavorare al meglio su immagini flat che nascono da file log o raw, per cui applicandole su immagini morbide e poco sature le LUT possono agire bene, e possono funzionare di più al secondo colpo.

Perchè dico al secondo colpo? Perchè log non è uno standard, se prendiamo un file log di una red, di una blackmagic, di una alexa, di una dbolex avremo tanti log diversi, diverse saturazioni e diversi contrasti. Log è un file in cui il colore e il contrasto invece di essere registrati in modo lineare sono registrati in modo logaritmico per gestire meglio e più latitudine di posa e informazioni, ma ogni azienda ha il suo modo di gestire e catturare le informazioni log.

Ad esempio logC Alexa e log blackmagic sono molto simili, Alexa tiene la saturazione più alta, Blackmagic più bassa, ma il contrasto di luminosità è invertito, quindi la LUT sviluppata sulle immagini di una non va bene su quelle dell’altra e viceversa.
Entrambe le camere registrano un log 10bit in .mov e un 12bit log raw, partendo da un sensore 16bit, ma la curva di gestione è differente.
Potete trovare qui alcune indicazioni della curva di log della Alexa.
Questo significa che anche salendo su camere più professionali non esiste un modo standard di creare le immagini e catturarle allo stesso modo. Se una Lut potesse magicamente equilibrare le immagini e dare l’aspetto X indipendentemente dalla sorgente, probabilmente sarebbe superfluo avere sia sul set che in post diversi ruoli e diverse professionalità, ma nonostante i tentativi di filtri, sistemi di allineamento colore in post, uso di tabelle come il target gretag e simili, i sistemi di correzione colore automatici al massimo posso aiutare a “normalizzare” ovvero uniformare le immagini tra di loro, ma di certo non a creare la magia, per quella servono sempre gli esseri umani.

Un altro esempio di come una camera non possa lavorare in modo lineare è dato dal fatto che a seconda della lente che poniamo davanti, dell’iso impostato, anche lavorando con le stesse condizioni cambierà il contrasto di luce, e quindi anche poi la saturazione. Quindi anche usando la stessa camera, e girando in raw, dove non avvengono elaborazioni, ma si cattura esattamente ciò che il sensore legge, basta aprire o chiudere i diaframmi della lente fissa, che cambiando il contrasto una lut usata a TA (tutta apertura) sarà inutilizzabile a 11 di diaframma perchè l’immagine andrà “massaggiata” prima di essere sottoposta alla lut.


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